V di Quaresima
V di Quaresima
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Prima Lettura Is 43,16-21 | Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 125 (126)

R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. R.
 
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. R.
 
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.
 
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.


Seconda Lettura Fil 3,8-14 |

Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.


Vangelo Gv 8,1-11 | Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Is 43,16-21; Sal 126 (125); Fil 3,8-14; Gv 8,1-11 | Il Vangelo che abbiamo ascoltato si apre richiamando le notti e i giorni di Gesù prima della sua passione. Luca lo nota in maniera ancor più chiara di Giovanni: Gesù si recava di notte nell’orto degli ulivi per pregare e al mattino andava nel tempio per parlare alle folle. L’episodio dell’adultera probabilmente è avvenuto in questo contesto. E’ una scena che, secondo il parere di alcuni studiosi, ha fatto fatica ad entrare nei testi canonici della Chiesa antica, tanto era lo scalpore che suscitava per l’atteggiamento di misericordia di Gesù verso quella donna sorpresa in fragrante adulterio. Lei – secondo la Legge - doveva essere lapidata. 

Lo zelo dei farisei non era per l’applicazione della Legge ma per screditare Gesù davanti alla gente che sempre più numerosa accorreva ad ascoltarlo. Erano certi che se l’avesse condannata sarebbe andato contro la tanto conclamata sua misericordia; al contrario, se l’avesse perdonata si sarebbe messo contro la legge. Gesù, di fronte a questi farisei e scribi, con le pietre già nelle loro mani pronti a scagliarle, si china e si mette a «scrivere con il dito per terra». Non sappiamo cosa Gesù scrivesse né cosa pensasse in quel momento; possiamo invece immaginare i sentimenti indispettiti dei farisei i quali insistono perché Gesù pronunci la condanna a morte per quella donna. Gesù alza il capo e pronuncia una frase che i presenti capiscono immediatamente: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E si chi­na di nuovo a scrivere per terra. Gesù, non richiama la legge, voleva che ciascuno riconoscesse i propri peccati: non solo non voleva che pronunciassero giudizi senza misericordia su quella donna ma soprattutto smascherava quel brutto istinto che spinge ad accusare gli altri e a salvare se stessi. Un istinto ben presente ancora oggi in ciascuno di noi. Possiamo scorgerlo anche nella crescita in questo tempo di uno spirito di conflitto che spinge non solo a giustificare la guerra ma farne strumento di giustizia e di pace. Così come quelle pietre che tenevano in mano, pronti a scagliarle per colpire a morte, per uccidere, non certo per salvare. 

La parola e l’atteggiamento di Gesù salvarono quella donna dalla lapidazione, disarmando le mani violente di quegli scribi e farisei. Tutti, nota l’evangelista, «se ne andarono uno per uno cominciando dai più anziani fino agli ul­timi». Preghiamo che così avvenga anche in questo tempo: tacciano le armi e si insaturi il dialogo per la pace. Potremmo dire che avvenne così anche quel giorno. Quando tutti i violenti si allontanarono, Gesù riprese a parlare. Sì, la parola di Dio riprendeva la scena: è l’unica che può sconfiggere la violenza e la guerra che continuano a mietere vittime innocenti. Quella Parola è di salvezza: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella, incrociando quegli occhi pieni di amore anche per lei, rispose semplicemente: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Neanche io ti condanno». Gesù, l’unico giusto che avrebbe potuto alzare la mano e lanciare le pietre per lapidaria la salva, la libera dal peccato e le dona una vita nuova che spetta a lei accogliere responsabilmente: «Va' e non peccare più», non tradire l’amore, percorri piuttosto la via sul­la quale ti ho posto, quella della misericordia e del per­dono.

Tutti possiamo riconoscerci in quella donna: quante volte infatti anche noi abbiamo tradito l’amore di Gesù in cerca di altri amori, magari anche solo l’amore per noi stessi che tanto facilmente ci fa dimenticare il Vangelo, i fratelli, i poveri! Quella donna adultera, ci fa comprendere quanto sia preziosa la grazia di poter stare davanti a Gesù: tutti possiamo riscoprire quanto il Signore ci ama. In questi giorni –mentre ci prepariamo a celebrare la settimana della passione, morte e risurrezione di Gesù - non stacchiamo i nostri occhi da lui. Lasciamoci guardare e parlare. E scopriremo anche che è Gesù che ha bisogno del nostro amore, della nostra compagnia. Possiamo dargli almeno un po' di amore e di consolazione.