Preghiera del profeta in catene
Preghiera del profeta in catene
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Ger 20,10-13 | Sentivo la calunnia di molti: "Terrore all'intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo". Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: "Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta". Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa! Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Geremia 20,10-13 | Questo brano è tratto dall’ultima e più drammatica delle “confessioni” di Geremia. Il testo ha i tratti di una preghiera del profeta dopo essere stato fustigato e rinchiuso in una prigione per l’intera notte. Geremia parla del conflitto che si è venuto a creare tra la sua missione profetica e l’opposizione che essa incontra; si trova infatti incompreso e completamente abbandonato; non vede intorno a sé che nemici; persino gli amici di un tempo ora non fanno che spiare la sua caduta come a volerne gioire. Ma, nonostante tale inimicizia attorno a lui, Geremia non si lascia sorprendere dallo scoraggiamento e rafforza la sua fiducia nel Signore: «Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere». Le difficoltà non lo portano a rinchiudersi in se stesso e a covare rancore e rabbia. Resta semmai lo sdegno per la durezza del cuore degli israeliti che lo conferma tuttavia nel ministero della profezia. Sa che il Signore è al suo fianco. In una prospettiva ancora veterotestamentaria la sua preghiera auspica la vendetta dei nemici che in una visione evangelica diventerà preghiera di perdono perché siano raggiunti dalla misericordia di Dio e cambino la loro vita.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 17 (18)

R. Nell'angoscia t'invoco: salvami, Signore.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.
 
Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
già mi avvolgevano i lacci degli ìnferi,
già mi stringevano agguati mortali. R.
 
Nell'angoscia invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido. R.


Vangelo Gv 10,31-42 | Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?". Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio". Disse loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre". Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero". E in quel luogo molti credettero in lui.