Sepoltura di Gesù
Sepoltura di Gesù
M Mons. Vincenzo Paglia
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Luca 23,50-56 | Una persona buona e giusta non aderì alla decisione di uccidere Gesù. Giuseppe di Arimatea si era astenuto dall’approvare la sentenza capitale emanata dal sinedrio. Un altro Giuseppe entra alla fine della vita di Gesù. Il primo lo salvò da Erode, il secondo lo cala dalla croce, lo avvolge in un lenzuolo e lo depone in un sepolcro nuovo. A lui si uniscono anche le donne che avevano seguito Gesù. Davanti al sepolcro, davanti al dolore di questo mondo, davanti alla morte, davanti al sonno dei discepoli, davanti alla mole di sofferenze che avvolgono il mondo, resta solo la fede nelle parole di Gesù che si è affidato al Padre. Davanti alla distesa di dolore, chi non aderisce alla decisione di uccidere e di opprimere l’uomo non è chiamato solo a piangere ma a credere, a pregare, a sperare in un’ora diversa, a dare quel che si ha, magari anche solo il lenzuolo della misericordia o il sepolcro per la sepoltura. La tradizione della Chiesa vuole che in questo giorno Gesù sia disceso negli “inferi”, il luogo della dimora dei morti, per prenderli, cominciando da Adamo ed Eva, e portarli con sé nel paradiso. È l’icona della Pasqua venerata nella tradizione ortodossa. È di qui che inizia la risurrezione: dalla discesa di Gesù che ha vinto la morte, che scende negli inferni di questo mondo per salvare gli uomini. Possiamo dire che Gesù continua a scendere nei numerosi “inferni” di oggi per strappare dalle mani della morte tutti coloro che sono stati violentati e abbattuti dal male. Il risorto vuole condurli con sé nel cielo. A loro e a tanti altri ancora Gesù continua a dire: «Oggi, con me sarai nel paradiso».