Lettura Sir 17,1-13 | Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il timore dell'uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Ricevettero l'uso delle cinque opere del Signore, come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d'intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono. Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Siracide 17,1-15 | I libri sapienziali propongono diverse volte una riflessione sulla creazione e sull’essere umano all’interno del creato. Anche i primi capitoli della Genesi si sviluppano all’interno di questo tipo di riflessione. A volte si vive quotidianamente senza porsi domande, accettando con abitudine e passività quanto ci circonda, come se tutto fosse scontato. Solo quando eventi improvvisi ci colpiscono direttamente - come la morte o i fenomeni naturali distruttivi, catastrofi o guerre - ci fermiamo a riflettere. Poi tutto passa e si torna nella banalità quotidiana. Il mondo invece è un insieme di realtà diverse - noi ne siamo una piccolissima parte - che sono iscritte dentro la complessità del creato. L’enciclica di papa Francesco, Laudato sì, ci ha aiutato a considerarci all’interno del creato come parte di esso. Ebbene, il Siracide ci aiuta a fermare la nostra attenzione sulla realtà del nostro essere donne e uomini, creature, fatte a immagine di Dio, da cui riceviamo vita e forza. Non siamo i padroni della vita, tanto meno della morte, anche se oggi la presunta onnipotenza umana ci farebbe pensare in questo senso. Dio ci ha resi partecipi della sua stessa vita. L’autore sacro enumera i doni da noi ricevuti: vita, forza, timore dell’uomo e di Dio, discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore, scienza e intelligenza. Che fare davanti a tutto ciò? Come il racconto della creazione si conclude con il sabato, compimento delle opere di Dio nella lode a lui, così ci invita il Siracide: «Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere». Nella lode riconosciamo la grandezza e l’amore di Dio, mentre insieme diveniamo consapevoli della nostra piccolezza e della nostra fragilità. Questa è la coscienza con cui vivere ogni giorno, per poter ricevere la vita di Dio e rimanere in alleanza con lui.
Salmo Responsoriale
Vangelo Mc 10,13-16 | Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso". E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.