Il digiuno che Dio vuole
Il digiuno che Dio vuole
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Is 58,1-9a | Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce come il corno, dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.

È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?

Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Isaia 58,1-9a | Le parole del profeta Isaia condannano una preghiera fatta di parole vuote e un digiuno solo rituale, scollegati dall’ascolto della Parola di Dio, dalla pratica della giustizia e dalla compassione per i poveri. Il Signore interroga seccamente il suo popolo: «È forse come questo il digiuno che bramo?». Non è possibile la comunione con Dio senza praticare la sua giustizia. Il profeta avverte il popolo di Israele che il Signore è sordo alla preghiera dell’uomo egoista che cerca solo il proprio interesse magari opprimendo gli operai e alimentando liti e contese per proprio vantaggio. In un crescendo di affermazioni, Isaia indica all’uomo religioso qual è il digiuno gradito a Dio: soccorrere e amare i poveri, sciogliere gli oppressi da ogni giogo di schiavitù, dividere il pane e persino la vita con l’affamato, soccorrere i miseri, vestire gli ignudi. Sono parole che a leggerle con attenzione vanno ben oltre la semplice esortazione alla solidarietà con i bisognosi. E quando invita a non «trascurare i tuoi parenti» (v. 7) sembra indicare un grande sogno di amore che si realizzerà pienamente in Gesù: i poveri non sono oggetto dei nostri servizi. Essi sono «nostra carne», cioè sono parte della nostra famiglia, sono nostri fratelli, sono i «nostri parenti». Non è naturale considerare in questo modo i poveri, per di più in una cultura individualista come è la nostra. È necessario ascoltare oggi la Parola di Dio per poter accogliere nel nostro cuore la stessa compassione che il Signore ha avuto per i poveri e i deboli. Chi li accoglie nel proprio cuore può rivolgere la sua preghiera al Signore e attendere con fiducia una risposta piena di misericordia. Il Signore renderà la nostra vita piena di luce e di forza.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 50(51)

R. Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
oppure:
R. Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.


Vangelo Mt 9,14-15 | Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno".