I prodigi di Dio si manifestano nel suo amore
I prodigi di Dio si manifestano nel suo amore
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Mi 7,14-15.18-20 | Pasci il tuo popolo con la tua verga, il gregge della tua eredità, che sta solitario nella foresta tra fertili campagne; pascolino in Basan e in Gàlaad come nei tempi antichi. Come quando sei uscito dalla terra d'Egitto, mostraci cose prodigiose. Quale dio è come te, che toglie l'iniquità e perdona il peccato al resto della sua eredità? Egli non serba per sempre la sua ira, ma si compiace di manifestare il suo amore. Egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati. Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà, ad Abramo il tuo amore, come hai giurato ai nostri padri fin dai tempi antichi.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Michea 7,14-15.18-20 | Il profeta Michea invoca Dio che, come un pastore, si preoccupa del suo gregge, Israele. Egli è consapevole che il Signore lo ha curato fin da quando lo ha fatto uscire dall’Egitto, liberandolo dalla schiavitù del faraone. E, con l’immagine del pastore, evoca la cura attenta e premurosa, la protezione dell’unità del gregge altrimenti disperso, la difesa delle pecore, anche a costo della propria vita. E invoca il pastore perché continui ad agire ancora in favore del suo popolo. Due sono le modalità con le quali dovrà mostrarsi tale intervento divino. Il Signore è un pastore che perdona: «Quale dio è come te, che toglie l’iniquità e perdona il peccato al resto della sua eredità?». E poi è anche un pastore che continua ad amare il suo popolo: «Egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati». Il Signore è davvero il pastore buono che si prende cura del suo popolo, partendo proprio dal perdono. Il perdono del Signore rivela più di ogni altra cosa chi è il Dio di Israele e come si distanzi da ogni altro idolo. Michea sembra non trovare le parole giuste per manifestare la misericordia di Dio. La figura del pastore sarà ripresa da Gesù: egli stesso si presenta come il pastore che conosce le sue pecore, che le chiama per nome e che le fa entrare nell’ovile. E, se ce n’è una che si perde, la-scia tutte le altre per andare a cercarla. Preghiamo il Signore perché possiamo ascoltare la sua voce di pastore buono ed essere un solo gregge facendoci guidare solo da lui e imparando a vivere della sua stessa misericordia.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 102

R. Misericordioso e pietoso è il Signore.
oppure:
R. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.

Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. R.


Vangelo Lc 15,1-3.11-32 |

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". Ed egli disse loro questa parabola:

Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.

Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".