Per fede Abramo obbedì partendo
Per fede Abramo obbedì partendo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Eb 11,1-2.8-19 | La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ebrei 11,1-2.8-19 | La Lettera agli Ebrei immerge il lettore nella lunga storia di fede, iniziata fin dai tempi antichi, perché se ne senta partecipe. Il lungo elenco aiuta il lettore a cogliere la ricchezza di questa storia e a non abbandonarla. La fede – come la definisce l’autore – non è un esercizio astratto, ma il «fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede». La fede è la certezza di possedere sin da ora quella «patria migliore» verso la quale siamo diretti (11,13.16). Anzi, la fede fa possedere a tal punto quello che si spera che essa stessa è la prova di quel che non vediamo. Del resto, nota l’autore: «Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile» (v. 2). Le cose visibili, il creato e le vicende di questo mondo, sono create dalla Parola che, pur essendo invisibile, ha tuttavia la forza di generare cose visibili e invisibili, ossia l’intera storia nella sua ricchezza di eventi e di emozioni. La storia dei credenti è stata avviata dalla fede, a partire da quella di Abele, il quale offrì a Dio un sacrificio più prezioso di quello di Caino. Vengono poi ricordati Enoc, Noè e Abramo, su cui la Lettera si sofferma con maggiore ampiezza. Egli infatti è l’uomo della fede, anzi il padre dei credenti: obbedì prontamente alla chiamata di Dio e lasciò la sua terra per andare verso quella promessagli da Dio. Non fu una scelta a occhi chiusi; fu fondata sulla saldezza della Parola di Dio. Dalla fede di Abramo è venuta una discendenza «numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare», ossia la schiera dei credenti che si affidano a Dio e che attendono la patria che ha loro promesso ma che già da ora pregustano. Tutti costoro, infatti, «nella fede morirono, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra» (11,14). Ad essi il Signore ha preparato una città salda. Per questo i cristiani, come dice la Lettera a Diogneto, «vivono nella loro patria, ma come stranieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera».


Salmo Responsoriale

Da Lc 1,68-75

R. Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo. R.

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza. R.

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. R.


Vangelo Mc 4,35-40 | In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.