Circondati da una moltitudine di testimoni
Circondati da una moltitudine di testimoni
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Lettura Eb 12,1-4 | Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ebrei 12,1-4 | L’autore della Lettera agli Ebrei, dopo aver narrato la lunga storia dei testimoni della fede, si rivolge direttamente alla comunità dei credenti per esortarla a non sentirsi sola e abbandonata. La comunità, infatti, fa parte di una lunga storia di fede e di salvezza. Anzi, la comunità dei credenti a cui si riferisce la Lettera - e non solo, anche noi perciò - è «circondata» da un «gran numero di testimoni» che la sostengono e la stimolano a continuare sulla via della fede e della discepolanza a Gesù. L’autore riprende l’immagine della gara, cara anche all’apostolo Paolo, perché i cristiani proseguano con generosità la lotta per la fede. E, come accade in tutte le gare, è necessario deporre ogni peso, ogni impaccio di peccato e tenere lo sguardo fisso verso la meta, ossia verso Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento». Il cristiano è chiamato a imitare Cristo. In tal senso, resta sempre discepolo, ossia un credente che ascolta e segue il Maestro in ogni stagione della sua vita. Il discepolo coglie perciò l’urgenza dei tempi, non si attarda, non indugia, non rimanda. Sa che ogni stagione ha il suo momento opportuno da non perdere. Perciò corre con perseveranza. La lettera parla di gioia e di croce. Sembra una situazione contraddittoria. In verità, la gioia vera del cristiano non può non passare attraverso le ferite del dolore e della sofferenza, non può evitare di toccare le piaghe di Gesù. L’autore chiarisce che la sequela di Gesù comporta anche la croce e quindi l’accoglienza delle opposi-zioni e delle minacce per poter giungere infine alla patria del cielo. Per questo i credenti non debbono distogliere mai lo sguardo da Gesù: «Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo» (12,3).


Salmo Responsoriale

Dal Sal 21(22)

R. Ti adoreranno, Signore, quelli che ti cercano.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva  per sempre! R.
 
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. R.
 
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. R.
 
Lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!». R.


Vangelo Mc 5,21-43 | Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: 'Chi mi ha toccato?'". Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.