Offrire un sacrificio di lode
Offrire un sacrificio di lode
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Eb 13,15-17.20-21 | Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi. Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ebrei 13,15-17.20-21 | La lettera si avvia alla conclusione coinvolgendoci in quel «sacrificio di lode» che si innalza dalla comunità ogni volta che si raduna per celebrare la Santa Liturgia del giorno del Signore. È da lì che prende forza e senso tutta la vita delle comunità cristiane. Si tratta, infatti, di vivere la vita cristiana non come un cumulo di regole, anche rituali, ma di accogliere l’amore di Cristo che ci libera dalla schiavitù del peccato. L’invito della Lettera riguarda un atteggiamento da assumere nella vita di ogni giorno, che porta sino alla «comunione dei beni», possibile solo quando si vive con uno sguardo benevolo verso i fratelli e le sorelle. Anche l’obbedienza diviene possibile quando il proprio cuore vive nella benevolenza e nella comunione, perché obbedire non può essere un obbligo, ma frutto della consapevolezza di aver bisogno di essere aiutati e guidati. L’autore invita quindi alla preghiera. Il tema non viene riportato nella parte di testo che abbiamo letto, ma rimane elemento fondamentale della sezione finale della Lettera prima del rendimento di grazie conclusivo. L’autore, uscendo dall’anonimato, chiede con insistenza: «pregate per noi». In questi ultimi tempi, papa Francesco ci ha abituati a sentire con maggior forza l’impegno a pregare gli uni per gli altri. L’autore della lettera, dopo questa richiesta, formula un ampio augurio che ne costituisce in certo modo il punto teologico conclusivo. È una solenne preghiera di benedizione per la comunità che richiama alla memoria, ancora una volta, l’opera di salvezza compiuta da Dio per distruggere la morte. Ricorda che il «Dio della pace» ha «ricondotto» (Is 63,11-13) dal regno della morte il «Pastore grande del gregge», riassumendo così l’ufficio sacerdotale di Cristo, “promotore” e “precursore”. È lui infatti che ci rende perfetti in ogni bene, perché possiamo compiere la sua volontà. Il Signore renda anche noi perfetti nel be-ne, perché solo così potremo compiere la sua volontà.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 22(23)

R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia. R.
 
Mi guida per il giusto cammino,
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
 
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
 
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.


Vangelo Mc 6,30-34 | Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.