La torre di Babele
La torre di Babele
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Gen 11,1-9 | Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole. Emigrando dall'oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un'unica lingua; questo è l'inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Genesi 11,1-9 | Questa pagina biblica che conclude i primi undici capitoli della Genesi è una grande riflessione sull’umanità e sulla storia. Gli uomini, pur essendo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, decidono di costruirsi da soli il proprio destino. Vogliono essere i padroni assoluti della propria vita e del mondo. La torre che deve giungere sino al cielo è il segno di quanto è grande l’orgoglio umano. L’unità iniziale si manifesta in seguito fittizia. L’orgoglio è un sentimento che acceca perché spinge a tal punto a concentrare l’attenzione su di sé da impedire di riconoscere l’altro come un fratello. Gli altri diventano tutti concorrenti e nemici che rubano la scena. È quel che accadde a Babele. L’affermazione di sé porta i singoli, i gruppi e i popoli a non comprendersi e quindi a disperdersi e a combattersi. L’uomo orgoglioso non ascolta che se stesso. Anche la storia che noi stiamo vivendo – pur essendo segnata in maniera forte dalla globalizzazione – è in balia di divisioni e conflitti. Il Signore però non permette che il mondo sia dilaniato dalla superbia umana. La divisione di Babele sarà pienamente superata nel giorno di Pentecoste, quando l’umanità dispersa si ritroverà ad ascoltare, seppure in lingue diverse, lo stesso Vangelo. Da allora i discepoli di Gesù, guidati dallo Spirito, sono al servizio dell’unità della famiglia umana. È all’interno di questo orizzonte universalistico che si pone il senso stesso della missione della Chiesa: essere al servizio dell’unità della famiglia umana.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 32(33)

R. Beato il popolo scelto dal Signore.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. R.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. R.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. R.


Vangelo Mc 8,34-38 | Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".