Abramo giusto per la fede
Abramo giusto per la fede
M Mons. Vincenzo Paglia
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Romani 4,20-25 | L’apostolo scrive ai romani che la vicenda di Abramo riguarda direttamente anche noi cristiani «che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore». In un commento ebraico della Scrittura si legge: «Tutto ciò che è stato scritto su Abramo viene ripetuto nella storia dei suoi figli». L’apostolo chiarisce che con la sua morte sulla croce Gesù ha preso su di sé tutti i peccati del mondo e con la sua risurrezione ci ha giustificati: egli «è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato resuscitato per la nostra giustificazione». Con questa specificazione l’apostolo interpreta la fede di Abramo legandola al mistero stesso di Gesù che muore e risorge. Il Dio di Abramo si manifesta nella sua pienezza in Cristo Gesù. La storia di Abramo è perciò emblematica per tutti i credenti e in particolare per i cristiani perché mostra la radicalità della fede: è per la fede che anche noi ci leghiamo a Dio, appunto come il primo dei patriarchi che credette «sperando contro ogni speranza». Quella fede, divenuta anche la nostra, chiede di affidarci totalmente al Figlio di Dio e al suo mistero di salvezza. L’abbandono del cristiano è come quello di Abramo. La fede, quindi, non è primariamente un’opera che noi dobbiamo compiere, è soprattutto e anzitutto donazione di sé a Dio che ci chiama, è abbandono alla volontà di Dio e al suo disegno di amore di cui ci rende partecipi.