Vangelo (Lc 1,26-38) - In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
Il brano della Genesi racconta la vicenda di Adamo ed Eva che preferiscono seguire la voce del serpente rispetto a quella di Dio. Questo drammatico racconto svela il mistero di quel peccato, detto appunto originale, perché sta all’origine del male, anche del male di questo tempo. È il peccato di un orgoglio prometeico: «Sarete come Dio». Sì, il male continua da sempre a spingere uomini e donne al-l’esaltazione di sé. Ed ecco nascere tra gli uomini divisioni, ingiustizie, odi, distruzioni, conflitti, guerre. Il tentatore continua a insinuarsi nelle pieghe più profonde dei cuori degli uomini: si sciolgono i legami e si moltiplicano le divisioni. Ma ecco Maria e il suo mistero che oggi contempliamo già nel suo concepimento. Questa giovane donna – che richiama colei che avrebbe schiacciato la testa di quel serpente che aveva spinto Eva al peccato – è preservata dalla colpa originale, da quell’istinto dell’amore per sé che ferisce ogni persona. Con Maria la tragica catena che porta uomini e donne alla violenza e alla morte viene interrotta. Concepita senza questa colpa originaria, Maria inizia una nuova pagina nella storia umana, quella di una amicizia con Dio, che è ancor più bella di quella che vivevano i progenitori. Loro furono comunque graziati da Dio che volle dare loro degli indumenti mentre uscivano dal giardino per andare nel freddo della storia. Maria è stata graziata, lei doveva accogliere il Figlio di Dio nel suo grembo e accompagnarlo sin sotto la croce. Sì, l’amore del Figlio ha protetto la madre. Questo mistero di Maria, protetta dal male – e che oggi la Chiesa ci fa contemplare –, non è estraneo al mistero stesso della Chiesa, della comunità dei credenti. è il mistero dell’amore di Dio per la sua Chiesa sparsa ovunque nel mondo. Oggi, nel mistero di Maria, contempliamo quello della Chiesa, della comunità dei credenti. Anche se i suoi membri sono peccatori, la Chiesa, come Maria, è chiamata ad ascoltare la voce dell’angelo e a dire il suo sì. E sentiamo rivolte anche a noi le parole dell’angelo: «Non temere, Maria… nulla è impossibile a Dio».