12|25 La nascita di Gesù
12|25 La nascita di Gesù
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 2,1-14) - In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il Vangelo del Natale parla del viaggio di Maria e di Giuseppe avvenuto in salita. Sì, dobbiamo “salire” anche noi verso Betlemme, verso quella grotta. E lì, ci dice l’angelo come ai pastori: «Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E da quella mangiatoia inizia la nuova storia. E prende avvio con un piccolo gruppo di pastori, gente umile e disprezzata. Può apparire una storia minore, secondaria, eppure è la storia che cambia radicalmente il mondo. Il Natale ci chiede di accogliere quel bambino: è il «Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine», scrive il profeta Isaia. Quel bambino ha il volto dei tanti bambini di questo mondo che piangono per la guerra e la violenza, e ci chiede di accogliere l’immenso pianto di coloro che non hanno più speranza nel futuro. In quel bambino c’è il sogno di un mondo rinnovato, salvato. L’apostolo Paolo lo scrive a Tito: «È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini». Sì, in questa notte – la notte di un mondo disumano – il mistero del Natale torna perché sia più forte l’annuncio del Vangelo ai poveri, perché sia più alta la profezia della pace. Accogliamo il mistero del Natale! Non abbiamo paura di rinascere con quel bambino! Egli dona tutto e con noi vuole che la sua storia si allarghi e si irrobustisca nel mondo. Ci chiede solo di rinascere con lui per vivere del suo amore. Ce lo chiede come lo chiese a quei pastori i quali, dopo aver visto quel bambino, «se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro». Non solo non lo disprezzarono, lo accolsero con gioia e iniziarono subito a parlare di lui: «Dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato detto loro». Lo accolsero e divennero pastori di uomini. Erano ignoranti, ma ricevettero parole nuove e sapienti per comunicare la gioia del Natale. Con loro iniziava una storia nuova che è continuata nel corso dei secoli e giunge sino a noi. In tanti attendono il Vangelo per risorgere a una vita più serena, in tanti attendono la comunità per sognare la pace, bussano alle sue porte per chiedere aiuto e tendono le mani per essere presi e accompagnati. Quel bambino è la risposta al bisogno di amore che sale da questo nostro mondo.