Vangelo (Mc 1,7-11) - In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
La festa del battesimo di Gesù è una ulteriore Epifania, manifestazione di Gesù. Al Giordano si sono aperti i cieli e lo Spirito Santo si è posato su Gesù, come una colomba che finalmente trova il suo nido. La potenza di Dio ha trovato la sua casa. Non che prima lo Spirito del Signore non ci fosse. C’era sin dalla creazione, quando «lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,2). Ha poi continuato a essere presente negli uomini santi e spirituali, nei profeti, nei giusti, nei testimoni della carità, sia d’Israele che delle altre religioni. In Gesù lo Spirito – fin dalla sua nascita e nella manifestazione ai magi – trova la sua dimora piena e definitiva. Dopo il battesimo Gesù inizia a parlare. Si potrebbe dire che uscì dall’acqua con una vocazione nuova. Egli, nel giorno del battesimo, nacque a una nuova vita, a una missione nuova: non ebbe più tempo di pensare a sé, ai suoi cari, alla sua casa, alle sue preoccupazioni di sempre. Appena battezzato Gesù uscì dall’acqua ed ecco si aprirono i cieli e una voce dal cielo disse: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Con la predicazione di Gesù dopo il battesimo, Dio si fa più vicino, il futuro di pace non è più irraggiungibile, la speranza non è finita, l’uomo non è schiacciato sulla terra, non è prigioniero del suo destino. Ognuno di noi diviene figlio, amato e custodito. L’amore di Dio è personale, unico, senza altri fini che quello dell’amore con lui. Questo è il futuro che Dio rende già presente e che offre a tutti e particolarmente a coloro la cui vita sembra abbia perso ogni valore e importanza. Il cristiano non è mai figlio unico, perché Dio è padre di tutti. Ciascun battezzato riceve fratelli e sorelle. Ed è chiamato ad esserlo, ossia ad arricchire la fraternità, a tessere l’amicizia, a coltivare la solidarietà. Oggi, a tutti noi, tornati bambini al fonte battesimale, generati come figli, il Signore non chiede grandi discorsi o promesse, ma solo un cuore capace di farsi volere bene per imparare da Dio, padre buono, a volere bene a tutti.