02|24 Amare i nemici
02|24 Amare i nemici
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 5,43-48) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Continua il discorso delle opposizioni. Gesù, dopo aver ricordato ai discepoli il sentire comune del tempo: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”, propone il suo Vangelo: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Gesù propone l’amore, il primo dei comandamenti, come il cuore della vita del discepolo e della Chiesa. Le brevi parole di questo brano evangelico dimostrano bene qual è la vera sapienza della vita. Non è certo quella di lasciarsi guidare dall’odio e dalla vendetta. Purtroppo questi sentimenti e atteggiamenti, presenti da sempre in ogni uomo, non cessano di far sentire la loro forza. E purtroppo anche la loro parvenza di normalità. È facile pensare che sia normale difendersi da chi vuol far del male. Gesù però chiede di scendere più in profondità nel cuore degli uomini e della stessa vita. Egli sa bene che il male non si sconfigge accarezzandolo ed entrando nel suo terreno. Va estirpato in radice. Per questo, in maniera del tutto paradossale, ma decisiva, giunge a chiedere ai suoi discepoli di amare anche i nemici. È un’affermazione che scandalizza la mentalità corrente. È in effetti sconvolgente. E ci si chiede anche se sia davvero possibile. Non è la solita utopia astratta e irrealizzabile? Non si deve applicare a questa pagina ciò che i discepoli dissero a Cafarnao di fronte all’affermazione di Gesù di essere il pane della vita: “Questa parola è dura”? Queste parole – seppure sconvolgenti – l’ha messe in pratica lui stesso per primo, quando dall’alto della croce ha pregato per i suoi carnefici. E quanti martiri, a partire da Stefano, hanno vissuto con lo stesso spirito! Certo, un amore così non viene dagli uomini e tanto meno sgorga naturalmente dai nostri cuori: viene dall’alto, da Dio che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti, senza differenze. Nessuno di noi meriterebbe di essere amato per i propri meriti, davvero pochi, se pure ci sono. Il Signore ci dona il suo amore gratuitamente, senza che lo meritiamo. È evidente che i discepoli debbono vivere in questo orizzonte d’amore. Deve perciò esserci una dimensione paradossale nella vita dei cristiani: è il paradosso di un amore che viene dal cielo ma che trasforma la terra. Altrimenti: “se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?”. Diventiamo sale senza sapore e luce senza splendore. Gesù è audace nell’ideale che propone. Dice ancora: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. È palesemente impossibile. E tuttavia se accogliamo il suo amore siamo sulla via della perfezione stessa di Dio. In un tempo in cui domina la logica della contrapposizione e della ricerca del nemico, l’esortazione ad amare i nemici appare del tutto sconvolgente, ma è liberante. Questa parola libera dalla ricerca del nemico e di qualcuno a cui contrapporsi, diventata una sorta di pensiero unico. Gesù sa bene che la vita è fatta anche di rapporti difficili in cui l’incontro con l’altro degenera spesso in uno scontro; sa che sono facili le inimicizie tra gli uomini. Ma proprio per sconfiggere questa catena infernale, Gesù propone un’esortazione che nessuno ha mai osato pronunciare: “Amate i vostri nemici!”. Solo così l’amore vince davvero. Il Vangelo non nega la complessità della vita, semmai nega che la logica dello scontro sia l’unica a regolare i rapporti e soprattutto che sia inevitabile. Anche perché colui che oggi è un nemico può tornare ad essere o diventare un amico.