04|05 Apparizione vicino al lago
04|05 Apparizione vicino al lago
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 21,1-14) - In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gli Apostoli, che avevano abbandonato le loro reti per diventare pescatori di uomini (Lc 5,10), tornano a essere pescatori di pesci. E ora, quando Gesù appare, senza che lo riconoscano, si ripete la scena dell'inizio. Anche questa volta hanno pescato invano per tutta la notte. È l'esperienza di un lavoro senza frutti, l'esperienza di pensieri, di preoccupazioni e di agitazioni che non approdano a nulla. Senza la luce del Vangelo, infatti, è difficile operare e dare frutti. Siamo come abbandonati a noi stessi e alla nostra sterilità. Con Gesù invece si avvicina l'alba di un nuovo giorno, di un nuovo tempo. È il Risorto che si avvicina loro. È sempre sua, l'iniziativa. Essi neppure se ne accorgono e, comunque, non lo riconoscono. Sebbene stanchi e, comprensibilmente, sfiduciati obbediscono all'invito a gettare le reti dall'altra parte della barca. Forse in quella voce sentono l'eco di quella che avevano ascoltato per tre anni e che li aveva affascinati. Non credono però che quella voce possa parlare ancora. Del resto quante volte anche a noi capita di non credere che il Vangelo sia una parola efficace? Ma anche questo passaggio evangelico può suggerirci l'utilità di non perdere l'abitudine ad ascoltarlo. Sì, non perdiamo l'abitudine ad ascoltarlo. Quei discepoli, stanchi e sfiduciati, forse anche solo per istinto – quello che viene dall'abitudine ad ascoltare il Vangelo – obbedirono a quelle parole e gettarono le reti dall'altra parte. E avvenne il miracolo: la pesca fu abbondante, oltre ogni misura. A questo punto riconoscono il Signore. Potremmo dire che l'efficacia del Vangelo apre loro gli occhi e il cuore. Forse comprendono meglio quel che Gesù aveva detto loro in passato: "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Solo con il Signore è possibile l'impossibile. Con il Vangelo possiamo cambiare il nostro cuore e il mondo. Il discepolo dell'amore se ne rende subito conto. È lui a riconoscere il Signore e lo dice immediatamente a Pietro che, travolto dalla gioia, si getta in mare per raggiungere a nuoto Gesù. E su quella riva i discepoli rivivono la comunione con il Maestro. Gesù ha già preparato per loro la brace con il fuoco e aspetta il pesce preso dalla pesca miracolosa. È il banchetto del Risorto con i suoi. Le parole dell'evangelista richiamano quelle della moltiplicazione dei pani e dell'Eucarestia. Ed in effetti è proprio la celebrazione della Liturgia Eucaristica il luogo ove si edifica la comunità dei discepoli, il luogo della moltiplicazione dell'amore.