04|13 Gesù cammina sull’acqua
04|13 Gesù cammina sull’acqua
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 6,16-21) - Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, vedendo che la folla voleva farlo re, fugge da solo sul monte. I discepoli, rimasti soli, prendono la barca e si dirigono verso Cafarnao. Tornano a casa. Era notte, nota l’evangelista. Non tanto per l’ora, quanto per l’assenza di Gesù. E per di più il lago è agitato. È una scena che simboleggia le innumerevoli tempeste che sorgono nella vita di tutti. E che ci trovano sempre impauriti e spaventati. La sofferenza ci sconcerta, i disastri naturali ci lasciano senza parole, così come è accaduto nella recente pandemia. A volte l’abisso del male che sembra impadronirsi degli uomini ci fa paura e ci rende dubbiosi e con poca speranza per il futuro nostro e del mondo. In verità, Gesù non è lontano, anche nei momenti bui, più drammatici. Gesù continua a “camminare” ancora oggi sulle acque tempestose della storia degli uomini tra i flutti e i dubbi che ci assalgono e che rendono la vita anche triste e difficile. In realtà, siamo noi a dimenticarci di lui o peggio a sfuggirlo, come accadde agli apostoli quella sera. Scrive l’evangelista che essi «videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura». Quante volte anche noi, invece di lasciarci consolare e rassicurare dal Vangelo e dai fratelli, preferiamo restare soli con la nostra paura! Del resto, la paura è un sentimento così naturale e spontaneo da sembrarci “nostro” ancor più della vicinanza del Signore. La verità, per fortuna, è un’altra: l’amore di Gesù per noi è più saldo della nostra paura. Anche se talora preferiamo restare aggrappati alla barca delle nostre sicurezze illusorie, credendo orgogliosamente che da soli possiamo farcela a dominare ogni uragano della vita, Gesù si avvicina e dice anche a noi: «Sono io, non abbiate paura». Sono le parole buone che Gesù continua a ripetere ai suoi discepoli ogni volta che il Vangelo viene annunciato. La sicurezza del discepolo non si basa sulla sua forza o sulla sua esperienza, ma sull’affidarsi al Signore. È il Signore che ci viene in soccorso, che sale nella nostra barca e ci conduce sino al porto sicuro.