05|21 Se uno vuol essere il primo
05|21 Se uno vuol essere il primo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 9,30-37) - In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù cammina sempre con i suoi discepoli. Ha il senso forte della comunità. Non è mai solo, se non quando si ritira in preghiera. Del resto, dopo aver chiamato i discepoli individualmente o due a due, ne aveva subito “costituito” una comunità (Mc 3,13-17). Non esiste un cristianesimo individuale. Gesù ci mostra che la sua vita è stata sempre comunione. Così egli aiuta i discepoli a vivere nel suo spirito. Il Vangelo di oggi ci racconta che, quando giungono a casa e si trovano soli, lontani dalla folla, Gesù fa capire ai discepoli quanto sia grande la loro distanza dal Vangelo. Gesù, in quei giorni, ben più di loro era angosciato a motivo della morte che lo attendeva. I discepoli, impauriti più per la loro sorte che per quella del maestro, si erano invece messi a discutere su chi dovesse essere il più grande tra loro. Gesù, scendendo quasi al loro livello, non disprezza il desiderio che essi hanno di primeggiare, ma ne rovescia il senso: il primo, nella comunità cristiana, è colui che serve. È il primato assoluto dell’amore che deve regnare nelle comunità cristiane. Questo comando era talmente importante nella coscienza delle prime comunità che nei Vangeli questa frase di Gesù viene riportata per ben cinque volte. Dopo questa affermazione, Gesù prende un bambino, lo pone in mezzo a tutti e lo abbraccia. Ovviamente è un centro fisico ma soprattutto di attenzione. I piccoli – intesi come bambini, certo, ma anche come deboli, poveri, soli, indifesi – debbono essere posti al centro, ossia nel cuore stesso della comunità: in essi, infatti, si rende presente il Signore stesso.