07|01 Due incontri di vocazione
07|01 Due incontri di vocazione
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 8,18-22) - In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù si lascia avvicinare dalla nostra umanità, ma per cambiarla. È un maestro vero, un amico che, proprio perché ci ama, ci aiuta a essere diversi. Si avvicina uno scriba che lo chiama rispettosamente con il titolo di “maestro” e gli manifesta la sua disponibilità a seguirlo. Questo scriba sembra essere come il seme che cade dove non c’è terra, cioè dove manca il cuore. Senza radici il seme viene bruciato presto dal sole delle avversità e si perde, diventa un’illusione come tante. Gesù vuole che il seme dia frutto, perché altrimenti la nostra vita rimane sterile. Gesù, infatti, risponde che seguirlo vuol dire vivere come lui, ossia non avere né una casa né un luogo ove posare il capo perché tutta la vita va spesa per gli altri. Gesù non è venuto sulla terra per offrire garanzie e sicurezze per sé e i suoi. Il cristiano non è generato a figlio per chiudersi in un universo piccolo e sicuro, ma per andare fino agli estremi confini della terra. Il cristiano è sempre un missionario, un uomo che esce da sé per trovare la sua salvezza. Il discepolo anche quando, come la maggior parte di noi, ha una dimora stabile è comunque chiamato a nutrire e coltivare passione e interesse per il mondo e per le necessità della Chiesa diffusa su tutta la terra. Con la stessa radicalità Gesù risponde al discepolo che gli chiede di andare a seppellire il padre prima di mettersi alla sua sequela. La risposta di Gesù è paradossale. Non è infatti una questione di durezza di cuore o di mancanza di pietà, bensì della assoluta priorità della scelta per il Signore. Senza lasciare tutto non comprendiamo l’amore del Signore.