09|22 Il secondo annuncio della passione e la discussione su chi sia il più grande
09|22 Il secondo annuncio della passione e la discussione su chi sia il più grande
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 9,30-37) - In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

«Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno». È la seconda volta che Gesù confida ai suoi discepoli gli esiti del suo cammino verso Gerusalemme. Tuttavia, ancora una volta, nessuno dei discepoli comprende il cuore e i pensieri di Gesù. Infatti, arrivati in casa, Gesù chiede loro di cosa stessero discutendo lungo la via. Ma «essi tacevano», nota l’evangelista. Il silenzio è segno della vergogna per quello di cui avevano discusso. Era bene provare vergogna: è il primo passo verso la conversione, è la consapevolezza della distanza che ci separa da Gesù e dal Vangelo. Senza questa parola, restiamo prigionieri di noi stessi e delle nostre ben misere sicurezze. Scrive l’evangelista: «Sedutosi, chiamò i Dodici» e si mise a spiegare loro ancora una volta il Vangelo. Ogni comunità deve radunarsi attorno al Vangelo e ascoltare il Signore: veniamo corretti e resi disponibili a ricevere in dono i sentimenti e i pensieri di Gesù. «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35), ci dice Gesù rovesciando la logica del mondo. È primo chi serve, non chi comanda. Per farci capire bene questa prospettiva, Gesù prese un bambino, lo abbracciò e lo pose in mezzo al gruppo dei discepoli: era un centro non solo fisico, ma di attenzione, di preoccupazione, di cuore. Quel bambino – ossia i piccoli, i deboli, i poveri – deve stare al centro delle preoccupazioni delle comunità cristiane, perché «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me», spiega Gesù stesso. Nei piccoli, negli indifesi, nei deboli, nei poveri, nei malati, in coloro che la società rifiuta e allontana, è presente realmente Gesù, anzi il Padre stesso.