Vangelo (Mc 9,38-43.45.47-48) - In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
«Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» Oggi facciamo nostra questa invocazione di Mosè. Chi è il profeta? Profeta è chi non parla per sé e si lascia guidare dalla parola e dallo Spirito di Dio. Il profeta non si limita allo stretto orizzonte del suo presente, non si rassegna alla mentalità egoista e materiale degli uomini, guarda agli uomini come a un solo popolo, con la speranza di chi non pensa solo a sé stesso, ma di chi guarda alla vita e al mondo con gli occhi di Dio. Fossero allora tutti profeti in questo mondo diviso e lacerato! Sì, c’è bisogno di profeti che cerchino ciò che unisce e mettano da parte quello che divide. Gesù ci insegna a guardare diversamente il mondo intorno a noi e ad avere uno sguardo aperto e libero dai pregiudizi, perché pieno di amore per ogni uomo. Così, quando i discepoli si accorgono che c’è uno che scaccia i demoni nel nome di Gesù, ma non è dei loro, vogliono impedirglielo. Gesù dice allora: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me, chi non è contro di noi è per noi». Il bene è contagioso ed è l’unica vera forza che vince il male. E la lotta contro il male è importante, chiede di trovare alleati e non di isolarsi. Chi usa il nome di Gesù diventa profeta, non opera segni a titolo personale ma indica che il bene viene solo dal Signore. Dovremmo sempre ricordarci che tutto quello che facciamo in realtà è sempre e solo nel suo nome e non nel nostro, e quanta attenzione, saggezza, intelligenza si deve usare, sapendo di portare il nome di Gesù, come cristiani! Gesù usa parole dure verso chi scandalizza «anche uno solo di questi piccoli» che credono in lui. E i piccoli credono in lui perché non hanno nessun altro in questo mondo che li scarta. Gesù propone allora di cominciare da sé. L’amore per gli altri chiede sempre qualche taglio, esige sempre qualche rinuncia. Non si tratta ovviamente di mutilazioni da realizzare, bensì di cambiamenti da attuare negli atteggiamenti e nel cuore. Noi, infatti, abbiamo in genere gli occhi puntati solo su noi stessi; le mani operose solo per le nostre cose; i piedi che si muovono solo per i nostri affari. Togliamoci almeno un occhio di dosso e saremo certamente più felici. Usiamo almeno una mano per aiutare chi soffre e gusteremo la stessa gioia di Gesù. Muoviamo i nostri passi sulla via del Vangelo e saremo testimoni del-l’amore di Dio. Così comprenderemo quanto dice Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».