11|07 Gioia nel cielo
11|07 Gioia nel cielo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 15,1-10) - In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». »Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. »Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il capitolo 15 di Luca – aperto da questo brano – è dedicato a narrare l’atteggiamento misericordioso di Dio. Questi primi dieci versetti narrano due delle parabole della misericordia: la pecora perduta e la moneta smarrita. Nella prima Gesù presenta il Padre come un pastore che ha perso una delle sue novantanove pecore. Ebbene, il pastore lascia le novantanove rimaste nell’ovile e si mette alla ricerca di quella smarrita. Potremmo dire che c’è una legge della misericordia che stabilisce un diritto del peccatore: è il diritto a essere aiutato prima dei giusti. Siamo di fronte alla vera rivoluzione portata dal Vangelo. E in un mondo ove la meritocrazia viene presentata come l’ideale dell’organizzazione sociale – e non c’è dubbio che vada presa in considerazione – il Vangelo presenta la paradossalità del mistero della misericordia e del perdono. Nella seconda parabola, il Padre è immaginato come una donna di casa che ha perso una moneta e si mette a cercarla finché non la trova, mostrando così ancora una volta il privilegio di amore che Dio rivendica per i piccoli. E ambedue, il pastore e la donna, dopo aver trovato la pecora e la moneta smarrite, chiamano i loro vicini per fare festa. Dio non vuole la morte ma la conversione dei peccatori, ossia che cambino la loro vita e tornino a lui. E questo richiede un cuore misericordioso da parte dei discepoli e una capacità di amore simile a quella di Dio. E Gesù conclude: «Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte». È la festa più sentita da Dio. Per questo, si mette a cercare, anzi a mendicare amore. Lo fa anche con noi: lasciamoci trovare da lui.