Vangelo (Lc 7,31-35) - In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
Gesù si chiede: «A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile?». Rivolto a coloro che lo ascoltavano prosegue dicendo che sono come quei bambini che reagiscono in maniera istintiva ed egocentrica. Quel che conta non è quanto vedono e ascoltano, ma quel che sentono. È il loro “io” che conta, non altro. Dice: «È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”». Il Vangelo ci libera dalla schiavitù di noi stessi e ci dona la capacità di guardare oltre, di riconoscere il disegno di Dio sul mondo, di cogliere i “segni dei tempi”, quei segni che Dio iscrive nella storia umana perché siamo aiutati a dirigerla verso il bene. Questa è la “sapienza” che Dio è venuto a donarci: prendere parte al suo grande disegno di amore sul mondo. Non c’è più tempo da perdere nel lamentarci o nell’irritarci: è ora di impegnare il nostro tempo e le nostre forze per l’edificazione del regno.