04|04 «Pace a voi»
04|04 «Pace a voi»
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 24,35-48) - In quel tempo, narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il Vangelo della Messa di oggi ci porta al termine del giorno di Pasqua, come è raccontato da Luca. I due discepoli di Emmaus sono appena giunti nel cenacolo per raccontare ai discepoli quanto "era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane". Gli apostoli, infatti, ancora presi dalla paura, rimanevano chiusi nel cenacolo. Per loro era un luogo pieno di ricordi, senza dubbio, però rischiava di rimanere un luogo, certo protettivo, ma chiuso. È una tentazione che tutti conosciamo molto bene: quante volte, infatti, chiudiamo le porte del cuore, quelle della casa, quelle del gruppo, della comunità, della famiglia, per restare tranquilli o per timore di perdere qualcosa! Ma il Risorto continua ad essere tra noi, anzi a mettersi nel centro, non da un lato come una persona tra le tante, come una parola tra le altre. Entra e si mette in mezzo, come la Parola che salva, che libera da ogni chiusura. Le prime parole di Gesù da risorto sono il saluto di pace: "Pace a voi!". I discepoli, presi dalla paura e dalla rassegnazione, pensano che sia un fantasma. Avevano ascoltato anche le donne che avevano detto loro di aver incontrato Gesù, vivo. Ma la distanza che avevano posto tra loro e Gesù già nei giorni della passione aveva offuscato a tal punto la loro mente e indurito così fortemente il loro cuore, che non riuscivano ad andare oltre le loro paure. L'evangelista sembra suggerire che l'incredulità coglie sempre i credenti ogni qualvolta si allontanano da Gesù e si lasciano prendere dalle paure per loro stessi. Gesù, giunto nel mezzo, dice subito loro: "Pace a voi!". È la prima parola del Risorto. Sì, il primo frutto della resurrezione è la pace. Certo, non la pace della propria tranquillità ma quella che nasce dall'amore per gli altri. La pace della Pasqua non blocca, spinge invece e con forza ad uscire da se stessi per andare incontro agli altri. La pace pasquale è un'energia nuova di amore che investe il mondo. La Pasqua, anche se vissuta da un piccolo gruppo, anzi all'inizio solo da alcune donne, è per tutti, è per il mondo. Agli apostoli questo sembra impossibile. Gesù è definitivamente morto, la sua parola è stata uccisa per sempre. Non credono a quanto egli stesso aveva detto loro più volte, ossia che dopo la morte sarebbe risorto. Sono impauriti al vederlo. Pensano che sia apparso loro un fantasma. Gesù li rimprovera amorevolmente: "Perché siete turbati?". E ripete quel che tante volte aveva detto loro in passato: i nemici lo avrebbero messo a morte, e lui sarebbe risorto. Quante volte anche noi siamo scettici di fronte alle parole di Gesù! Non di rado pensiamo che siano velleitarie, appunto come un fantasma. Il Vangelo invece crea una realtà nuova, una comunità nuova, reale, fatta di persone che prima erano disperse e impaurite e dopo aver ascoltato si ritrovano assieme in una nuova fraternità. È quel che accadde anche quel giorno con Gesù che si mise a mangiare con loro: continuava la vita di prima della Pasqua. Quel pranzo li riuniva a Gesù. Ora apprendevano che sarebbe stato per sempre con loro. È quel che accade anche a noi, e ai discepoli di tutti i tempi, ogni volta che siamo attorno all'altare del Signore per spezzare il suo stesso corpo.