03|08 Il Signore Dio nostro è l’unico Signore e bisogna amarlo
03|08 Il Signore Dio nostro è l’unico Signore e bisogna amarlo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 12,28b-34) - In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Questo brano del Vangelo di Marco si colloca all’interno del ministero di Gesù a Gerusalemme. Tra l’ostilità dei capi del popolo che si fa sempre più minacciosa, c’è la richiesta sincera di uno scriba che si rivolge a Gesù e gli chiede: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gli scribi in genere erano buoni conoscitori della Legge. E questa volta la richiesta non è malevola, davvero questo scriba che si presenta da solo davanti a Gesù vuole apprendere un insegnamento che riteneva importante per la sua vita. Era uno scriba saggio. Era consapevole, infatti, di non avere la verità in tasca, di aver bisogno anche lui di apprendere da un maestro più sapiente di lui. In effetti, tutti abbiamo bisogno di chiedere anzitutto allo Spirito che ci è stato donato il senso delle Scritture per la vita nostra e del mondo. E comunque di ascoltare la Parola di Dio all’interno della Chiesa, della comunità nella quel viviamo. Nessuno è maestro a se stesso. Purtroppo, facilmente dimentichiamo di aprire le Scritture e di ascoltarle con spirito di preghiera, sicuri di noi stessi e di saper bene cosa fare e come vivere. E’ il peccato di orgoglio e di autosufficienza che ci porta a fare a meno anche di Dio e della sua parola. Questo scriba oggi ci insegna come stare davanti a Gesù. E assieme a lui chiedergli: «Maestro, qual è il cuore del Vangelo?». Gesù risponde in maniera articolate come a farcii comprendere che senza di Lui, senza il suo Santo Spirito, è difficile comprender le Scritture. Risponde che il “primo comandamento” è duplice: amare Dio e il prossimo. Sono due amori inscindibili; anzi, è uno solo. Non è possibile dividere Dio e il prossimo. Ce lo ricorda anche l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Gesù stesso ce lo mostra: lui ha amato il Padre sopra ogni cosa, più della sua stessa vita e, ugualmente, ha amato gli uomini sopra ogni cosa, più della sua stessa vita. Certo, per comprendere l’unicità dell’amore di Dio e del prossimo, c’è un invito previo che deve essere accolto: «Il primo è: Ascolta, Israele». E’ l’invito che ci viene riproposto in maniera continua in questo tempo di Quaresima: la necessità dell’ascolto di Dio che ci parla. Chi non lo ascolta, sentirà solo il rumore di se stesso e non potrà vivere in pienezza il comandamento dell’amore. Solo chi ascolta il Vangelo, come fece Maria, potrà vivere in pienezza la forza della fede. Quello scriba, soddisfatto della risposta di Gesù, si sentì dire che non era lontano dal regno di Dio. Apprendiamo da lui almeno la sua disponibilità a chiedere e la sua prontezza nel rispondere.