03|15 Cercavano di arrestare Gesù
03|15 Cercavano di arrestare Gesù
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 7,1-2.10.14.25-30) - In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù si trova in Galilea e non vuole recarsi a Gerusalemme per non cadere nelle mani dei farisei divenuti ora pericolosi nemici. Sente che non è ancora giunta la sua ora. Ma, avvicinandosi la festa delle Capanne, decide comunque di recarsi nel tempio assieme ai suoi fratelli per evitare pubblicità. Mentre però è a Gerusalemme, viene riconosciuto e subito tra la gente si apre un dibattito su di lui. Era ormai noto che i capi del popolo volevano ucciderlo per impedire che continuasse la sua predicazione. E, visto che era ancora in giro, con qualche ironia, si chiedevano se i farisei non avessero riconosciuto che fosse proprio lui, il Cristo. Ma aggiungono, mostrando altresì la loro incredulità, che di Gesù si conoscono le origini, mentre del Cristo – secondo le tradizioni dell’epoca – non si sa da dove viene. Ed è a questo punto che Gesù si mette nuovamente a insegnare pubblicamente nel tempio e smaschera l’incredulità della maggioranza. E risponde a tutti che lui sa bene da dove viene e che conosce bene chi lo ha inviato tra gli uomini. Chi lo ascolta e lo segue si pone perciò sulla via della salvezza, che è appunto conoscere il Padre che lo ha mandato e accogliere il suo disegno di salvezza sul mondo. La “conoscenza” di cui parla Gesù è strettamente legata alla sua: è una conoscenza che significa adesione, obbedienza, disponibilità a compiere interamente la volontà del Padre, ossia a sentire come proprio il compito di portare la salvezza a tutti gli uomini. Questo Vangelo, questo compito straordinario e coinvolgente, viene respinto anche dagli ascoltatori i quali, come i loro capi, cercano a questo punto di arrestarlo. È una storia che spesso si ripete ancora oggi nel mondo e in cui talora siamo noi stessi coinvolti. Anche noi talora siamo complici di chi vuole “mette-re le mani addosso” al Vangelo, ossia bloccarlo nella sua forza di cambiamento, oppure ferirlo con i nostri ripetuti tradimenti, o anche imprigionarlo nella rete delle abitudini, dei riti, delle grettezze. Nessuno però riuscì a bloccare Gesù. L’evangelista Giovanni sottolinea con particolare chiarezza che non sono i persecutori a eliminare Gesù. Non ne hanno la forza. In verità, sarà Gesù stesso che si consegnerà ai persecutori perché lo portino sino alla croce. È lui che dona la vita per noi. Gesù si mostra come il sacramento dell’amore senza limiti del Padre per tutti gli uomini.