07|08 Risurrezione della figlia di Giairo e guarigione dell’emorroissa
07|08 Risurrezione della figlia di Giairo e guarigione dell’emorroissa
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 9,18-26) - In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

L’evangelista in poche righe ci mostra due miracoli compiuti da Gesù: la risurrezione della figlia di uno dei capi degli ebrei e quella della donna «emorroissa». Siamo a Cafarnao, e uno dei capi della sinagoga gli si prostra davanti e lo supplica: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Molto probabilmente conosce bene Gesù per averlo visto frequentare la sinagoga e magari lo ha anche invitato qualche volta a prendere la parola. Senza dubbio conosce la bontà e la misericordia di questo giovane profeta. E comunque è l’unica speranza che gli è rimasta per riavere viva la figlia. Nella sua preghiera ci sono tante preghiere disperate per la perdita prematura di coloro che ci sono più cari. Sappiamo come la sofferenza è inaccettabile per chi ama una persona. In questo uomo c’è però una fede forte: crede che Gesù possa tutto. Giunto nella casa del capo della sinagoga prende per mano la bambina e la sveglia dal sonno della morte, riconsegnandola alla vita. Durante il tragitto – Gesù non cammina mai senza lasciare traccia – una donna, che da dodici anni soffre di un’emorragia, pensa sia sufficiente toccare anche solo il lembo del mantello di Gesù per essere guarita. Una fiducia semplice che si esprime in un gesto apparentemente ancora più semplice, per di più fatto nascostamente. Gesù se ne accorge, la vede e le dice: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». Matteo fa notare che è la parola di Gesù unita alla fede di quella povera donna a operare la guarigione: c’è bisogno di un rapporto personale tra quella donna e Gesù, tra noi e Gesù. E dobbiamo anche chiederci: non è il discepolo, non è la comunità cristiana, il lembo del mantello di Gesù per i tanti che cercano consolazione e salvezza? Siamo davvero così? Sono davvero così le nostre comunità? Gesù cerca nella folla la persona. Anche noi cerchiamo sempre l’uomo e la donna che chiedono, con la storia unica e particolare di ognuno.