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M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 19,27-29) - In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù, dopo aver scelto i Dodici e aver loro affidato la missione di annunciare la venuta del regno di Dio continua a chiarire il contenuto dell’annuncio che debbono fare a coloro che incontrano. «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni»; e aggiunge di far «scendere la pace» nelle case degli uomini. È un contenuto essenziale per quei discepoli, per la Chiesa di ogni tempo e per ogni comunità cristiana. Gesù li avverte di non lasciarsi sopraffare da altre preoccupazioni, come «oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone». Possono sembrare utili per la missione, ma in verità, in maniera insidiosa spesso allontanano i discepoli dal primato assoluto del Vangelo. È necessario meditare frequentemente questa pagina evangelica per comprendere il vero tesoro che è affidato alle nostre mani e per capire che solo in Gesù è la nostra forza, non certo nelle nostre forme organizzative, nelle nostre elaborazioni programmatiche, nelle nostre strategie. Gesù, quindi, indica la pace come il dono che i discepoli debbono portare nelle città, nei villaggi e nelle case degli uomini. È un saluto di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno. Il mondo è ancora segnato da violenze e da conflitti che avvelenano la vita di tanti. E spesso sono proprio le nostre case, le nostre famiglie a cercare quella pace che non trovano e che resta comunque l’unico terreno per una vita più serena e felice. Tensioni e incomprensioni rendono troppo spesso le nostre case luoghi di divisioni e lacerazioni. La comunità cristiana è chiamata a essere operatrice e portatrice di pace nei conflitti che feriscono i popoli così come le case delle nostre città.