Vangelo (Gv 15,18-21) - In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
Gesù, dopo aver parlato dell’intimo rapporto di amore che lo lega ai discepoli, parla dell’odio di cui saranno oggetto quegli stessi discepoli nel mondo. C’è in effetti una inconciliabilità profonda, radicale, fra l’amore gratuito che è proprio del vero discepolo di Gesù e la logica mondana che cerca sempre il profitto, o, per lo meno, il contraccambio in ogni situazione della vita. Solo se si cammina sulla via dell’amore evangelico si diventa segno di contraddizione per il mondo. Gesù ha ingaggiato una vera e propria lotta contro il male e il suo potere sugli uomini. I discepoli, ovviamente, stando con Gesù, riceveranno la stessa ostilità che si abbatte su di lui. Per questo Gesù avverte i discepoli di ogni tempo: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra». Il discepolo che vive il Vangelo diventa segno del Signore stesso. Chi lo accoglie e ne imita l’esempio, accoglie e imita Gesù stesso. E chi disprezza il discepolo disprezza Gesù stesso. È quel che fu rivelato a Paolo sulla via di Damasco. Il Signore gli disse: «Saulo, perché mi perseguiti?». In questo interrogativo appare con chiarezza quel legame stretto che c’è tra Gesù e i discepoli, noi compresi. E spiega il perché dell’opposizione ai cristiani ancora oggi. Il messaggio evangelico resta sempre alternativo alla mentalità egocentrica del mondo.