05|15 Padre, consacrali nella verità
05|15 Padre, consacrali nella verità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 17,11b-19) - In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. »Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù ha appena rivolto al Padre l’invocazione perché protegga i suoi discepoli. Quegli undici stavano per restare soli, ossia senza più la sua presenza fisica. E Gesù sa bene che essi dovranno affrontare prove molto dure. Riusciranno a resistere agli attacchi del male che cercherà in tutti i modi di allontanarli da lui e dal Vangelo? Sa bene che il diavolo (in greco “colui che divide”) vuole disperderli e lasciare gli uomini nella solitudine e nell’isolamento. E prega: «Custodiscili nel tuo nome… perché siano una cosa sola, come noi». L’unità tra il Padre e il Figlio diviene non solo il metro per l’autenticità dei discepoli, ma anche la ragione della vocazione cristiana. La salvezza è la comunione tra tutti con il Padre e il Figlio. E nella comunione troviamo la pienezza della gioia, come Gesù stesso dice: «Perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia». La gioia dei discepoli non è un ottimismo facile e scontato, ma il frutto della comunione che abbatte ogni divisione. Tale opera non nasce semplicemente dalla nostra buona volontà, ma dall’ascolto della Parola di Dio che spinge ciascuno di noi a uscire dal proprio mondo per andare incontro agli altri e creare nuovi legami di fraternità. Gesù non prega perché siano tolti dal mondo, sarebbe la negazione stessa del Vangelo. Piuttosto, i cristiani sono chiamati a essere il lievito di fraternità nel mondo. È questa la loro vocazione: trasformare il mondo perché sia sempre più un mondo di fraternità e di amore tra tutti. «Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo». C’è come un filo rosso che lega il cuore della Trinità, quando il Figlio disse al Padre «Eccomi, manda me!», all’invio in missione nel mondo dei discepoli di ogni tempo da parte di Gesù perché continuino a compiere l’opera stessa di Dio.