06|22 Non affannatevi per il domani
06|22 Non affannatevi per il domani
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 6,24-34) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? »E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: 'Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?'. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il cuore non può dividersi. La pretesa di un amore esclusivo da parte del Signore la vive lui stesso nei rapporti con gli uomini. Egli è un Dio geloso, ma non solo per sé; è geloso anche per noi, non accetta che siamo divorati dal male. Per questo, come scese a liberare Israele dalla schiavitù del faraone, con un amore ancor più forte ha inviato il suo Figlio per liberarci dal peccato e dalla morte. Affidarsi a Dio significa perciò essere liberi dalla schiavitù delle cose, sapendo che egli non ci farà mancare nulla. Spesso l’affanno per le cose della terra, ossia di ciò «che mangerete o berrete… per il vostro corpo, di quello che indosserete», si insinua nella nostra vita sino a possederci. Le difficoltà del lavoro, di un guadagno giusto e meritato, non poche volte si trasformano in ansia per noi e per chi ci è vicino. Il Signore non invita all’ozio: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi», scrive l’apostolo Paolo. Ma è necessario rimanere liberi da ogni eccesso di angoscia nella fiducia piena che il Signore Dio conosce la nostra vita e desidera il bene per noi. E il bene non significa affatto quantità di beni. Il Signore è un Padre vero che ha cura dei suoi figli e provvede alle loro necessità. La vera preoccupazione dei discepoli, dice Gesù, deve essere quella del regno, ossia della comunicazione del Vangelo, della edificazione della comunità e del servizio verso i poveri. Il discepolo che cerca questa “giustizia”, che è quella del regno, è sostenuto e difeso dal Signore in tutta la sua vita.