02|06 Le tradizioni degli antichi
02|06 Le tradizioni degli antichi
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 7,1-13) - In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Questo brano evangelico riporta una controversia nella quale Gesù entra in conflitto con i farisei e gli scribi riguardo alle leggi di purità rituale. I farisei erano i membri di un gruppo religioso che dava grande valore alla “tradizione degli antichi” che essi ponevano sullo stesso piano della Legge di Mosè. Per cui coloro che non le osservavano venivano designati come «gente che non conosce la Legge» (Gv 7,49) e disprezzati come trasgressori dell’alleanza con Dio. Gesù per rispondere a questo atteggiamento religioso legalista, privo di amore, cita Isaia che condanna un culto esteriore privo dei sentimenti di misericordia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». E poi con chiarezza dice loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione». Gesù usa il singolare, riferendosi probabilmente al grande e unico comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. E con un esempio particolarmente grossolano dimostra loro come il precetto umano può condurre alla trasgressione del comandamento divino. E prende l’esempio del corbàn, ossia di un dono fatto a Dio che non doveva essere mai sottratto al tempio. Ma – dice Gesù – se questo dono è necessario per aiutare il padre o la madre che hanno bisogno si può sottrarlo per sovvenire al comandamento dell’onorare il padre e la madre. È questo il modo di osservare la Legge di Dio, non l’osservanza di regole senza cuore. Non basta osservare scrupolosamente la Legge, se non si coltiva il cuore con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la partecipazione alla vita della Chiesa, con l’incontro con i poveri.