02|11 La guarigione di un lebbroso
02|11 La guarigione di un lebbroso
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 1,40-45) - In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

«Venne da Gesù un lebbroso», così si apre la pagina evangelica di questa domenica, come a sottolineare la singolarità dell’evento, visto che era proibito dalla Legge che un lebbroso si avvicinasse a qualcuno. Questa severa esclusione – come nota il libro del Levitico – li obbligava a gridare: «Impuro! Impuro!».
Oggi, non per la lebbra, continua ancora l’esclusione di una folla di uomini e donne, piccoli e grandi, tutti condannati alla marginalità, all’abbandono e spesso anche alla morte. E neppure mancano giustificazioni teoriche e talora persino legali per difendersi dai tanti “nuovi lebbrosi”. E la lista è lunga, dai poveri ai migranti agli anziani, tutti scartati. Quel lebbroso riuscì a superare la barriera che lo separava da Gesù. Era convinto che non lo avrebbe respinto. Avvicinandosi a Gesù, ha implorato la sua pietà: «Se vuoi, puoi purificarmi!». È una invocazione semplice che nasceva dalla convinzione della forza di guarigione che da Gesù partiva. Prega: «Se vuoi», non “se puoi”. Del resto, cosa poteva sapere un povero lebbroso della volontà di quel giovane profeta? La sua preghiera chiede una purificazione, cioè di poter essere di nuovo ammesso a quella presenza di Dio, da cui la condizione di malato “impuro” lo escludeva. La sua disperazione davanti a Gesù si è trasformata in una preghiera di fiducia e di abbandono: «Se vuoi». E Gesù non poté resistere: stese la mano, lo toccò e gli comunicò la sua volontà. Davanti alle folle povere di questo mondo continua a ripetere: «Lo voglio, sii purificato!». È una volontà chiara che Dio affida anche alle nostre preghiere e alle nostre mani: non vuole che il male continui a escludere i poveri. Nessuno deve sentirsi come quell’uomo, abbandonato da Dio. È il compito della comunicazione del Vangelo. E, come scrive l’apostolo Paolo ai corinzi: «Non è per noi un vanto; ma un dovere». Nel dovere di comunicare il Vangelo c’è il compito affidato a tutti i discepoli di trasmettere agli uomini la volontà di Dio: che nessun uomo deve essere perduto. Quel lebbroso, forse proprio perché toccato da questo amore, non poté tacere. E gridò a tutti la sua gioia. Per questo Gesù non poteva più entrare nelle città. Nell’incontro con quell’uomo malato, Gesù assume su di sé la condizione di un lebbroso, ed eccolo non entrare più in città e rimanere fuori. Ma la gente continuava a cercarlo e ad accorrere da lui.