02|18 La tentazione di Gesù e l’inizio del ministero
02|18 La tentazione di Gesù e l’inizio del ministero
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Vangelo (Mc 1,12-15) - In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Mercoledì scorso, dopo aver ricevuto la cenere sul nostro capo, abbiamo iniziato assieme il pellegrinaggio quaresimale verso la Pasqua di risurrezione, l’evento centrale della nostra fede che riguarda la salvezza del mondo intero. Non a caso la pagina biblica della Genesi che la Santa Liturgia ci propone riguarda l’umanità nella sua interezza. L’autore biblico riferisce che, terminato il diluvio, apparve un arcobaleno che univa il cielo e la terra. Ed è Dio stesso a darne l’interpretazione, che la riguarda personalmente. L’arcobaleno “è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future”. Dio pone questo arco colorato come un segno per Lui stesso, come un avvertimento per non dimenticarsi dei popoli della terra, di tutti i popoli. Siamo ancora prima dell’elezione di Israele. Certo, ne avrebbe tanti di motivi per dimenticarsi dei popoli, viste le guerre, i conflitti, le ingiustizie, le disuguaglianze che invadono il mondo come un diluvio distruttivo. Ma continua a rassicurarci: “quando apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza”. Questa quaresima sia per tutti noi, quel che l’arcobaleno è per il Signore: un tempo nel quale ricordarci dell’alleanza con Lui, del suo amore per noi.
La quaresima in realtà simbolizza tutta la nostra vita. Così sembra suggerire l’evangelista Marco con la sua brevissima narrazione che ci è stata annunciata in questa prima domenica di quaresima. Marco - a differenza di Matteo e Luca – non narra le tentazioni di Gesù nel deserto, suggerisce solo che Gesù in tutti i quaranta giorni sta con le bestie selvatiche che lo ostacolano ma anche con gli angeli che lo servono. E’ come se ci sono due posizioni che si confrontano: Gesù, lo Spirito e gli angeli da una parte e Satana e le bestie selvatiche dall’altra. Non è la narrazione di un momento, ma la sintesi della vita di Gesù nel deserto di questo mondo. Gesù è spinto dallo Spirito ad entrare nel deserto, nota l’evangelista. E’ una scelta che potremmo dire missionaria, spirituale, per testimoniare l’amore di Dio nel mezzo delle forze del male. Gesù, vero amico degli uomini, è entrato nel mondo per combattere il nemico dell’uomo, per sconfiggere colui che semina divisione e che rende questo nostro mondo un deserto di amore.
Ma Gesù – suggerisce l’evangelista Marco - sconfigge il principe delle divisioni, allontana le bestie del male che rendono amara la vita. Sembrano riecheggiare le parole del salmo 91 che assicurano il salmista: “gli angeli ti porteranno sulle mani, perché il tuo piede non inciampi nella pietra. Calpesterai leoni e vipere, schiaccerai leoncelli e draghi” (vv. 12-13). Il Signore – come per Gesù in quei quaranta giorni – ci dona il Suo Spirito e i suoi angeli ci sono accanto per sconfiggere il male. E la sua predicazione riprende quella di Giovanni per affermare che il tempo è compiuto, che il Regno di Dio è vicino. Sì, non c’è più da attendere, il tempo è compiuto: il Regno è già in mezzo a noi.
In questi quaranta giorni, mentre la violenza continua a flagellare il mondo, la Liturgia della Chiesa ci accompagna e ci esorta a lasciarci guidare dallo Spirito, a convertire il nostro cuore a Dio, a svuotarlo delle paure, delle freddezze, dei rancori, delle inimicizie, delle diffidenze e riempirlo del Suo amore. Così, non solo ci avviciniamo noi a Gesù, ma aiuteremo anche altri ad incontrarlo, ad ascoltare il suo vangelo e trovare la via della pace. In questo tempo ascoltare il Vangelo ogni giorno è il primo nostro compito, la nostra prima opera per crescere nell’amore di Dio e dei poveri. Sappiamo bene – tante volte lo ripetiamo in queste pagine - che il mondo cambia se cambia il nostro cuore. Sì, come il peccato e la complicità con il male hanno sempre un triste effetto sugli altri, così un cuore nuovo che sa commuoversi, aiuta a disinquinare il mondo dalla violenza e dalla cattiveria. Un cuore buono rende buona la vita di tanti. E questo tempo è un tempo di grazia per stringerci attorno a Gesù e lasciarci coinvolgere più generosamente dalla sua missione: sentiremo nel cuore la forza del suo Spirito che ci spinge ad entrare con Lui nel deserto di questo mondo e vedremo anche noi allargarsi il numero degli angeli: servando assieme i poveri e i deboli sconfiggiamo il Male e il suo principe e affrettiamo la venuta del Regno di Dio e della sua pace.