05|14 L’amore reciproco
05|14 L’amore reciproco
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 15,9-17) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. »Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. »Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Oggi facciamo memoria dell’apostolo Mattia. Fu eletto subito dopo l’ascensione di Gesù al cielo per ricomporre il numero di dodici, corrispondente alle dodici tribù di Israele, ossia all’intero popolo eletto. In quel numero c’era un’ansia di completezza e, assieme, la visione dell’universalità della salvezza che fu la più urgente preoccupazione della prima comunità cristiana. La tensione verso l’universalità della salvezza non poteva essere né attutita né tanto meno soppressa. Il tradimento di Giuda non poteva bloccare questa visione universale radicata nel cuore del Vangelo. Per Gesù, tutti gli uomini e tutte le donne di ogni popolo e di ogni terra hanno diritto a ricevere l’annuncio della salvezza. La Chiesa ha ricevuto questa vocazione a comunicare il Vangelo sino ai confini della terra. Era necessario eleggere il “dodicesimo” apostolo: nessun popolo, nessuna nazione, nessuna persona è estranea all’amore e alla preoccupazione della Chiesa. Non si trattava di eleggere una persona qualsiasi. Viene immediatamente stabilito il criterio: l’eletto doveva aver vissuto con Gesù, averlo ascoltato, visto, toccato, seguito; insomma, doveva essere un vero testimone. La tradizione, infatti, pone Mattia come uno dei settantadue discepoli di Gesù. Nel prefazio della liturgia ambrosiana si canta: «Perché il numero degli Apostoli fosse compiuto, rivolgesti un singolare sguardo d’amore su Mattia, iniziato alla sequela e ai misteri del tuo Cristo. La sua voce si aggiunse a quella degli altri undici testimoni del Signore e recò al mondo l’annunzio che Gesù di Nazaret era veramente risorto e agli uomini si era dischiuso il regno dei cieli». In Mattia possiamo scorgere il nome dei discepoli di ogni tempo. A tutti i discepoli viene affidata la cura della comunità.