03|04 Gesù è stato mandato a tutti gli uomini
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M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 4,24-30) - In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù, di fronte alla reazione indispettita dei nazareni alla sua prima predicazione nella sinagoga del villaggio, risponde con un detto ben conosciuto dell’epoca: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». Gesù lo sta sperimentando in prima persona. Il motivo che spinge i nazareni a non accettare la predicazione evangelica è la loro decisione di non voler riconoscere a Gesù una autorevolezza sulla loro vita. È troppo simile a loro, sanno da dove viene, sanno chi sono i suoi familiari, non può venire dall’Alto. Ma questo è il mistero stesso del Vangelo: sono parole semplici, umane eppure in esse è Dio stesso che parla. E in coloro che si lasciano plasmare dal Vangelo vi è un riflesso dell’autorevolezza di Dio. La fede vuol dire uno sguardo che vede oltre l’apparenza e sa affidarsi allo Spirito di Dio che parla attraverso la sua Chiesa, e tutti coloro che continuano ad essere inviati in mezzo a noi. Chi è povero e bisognoso, chi si sente mendicante di senso e di amore, riesce a lasciarsi toccare il cuore dalle parole evangeliche e dai testimoni della fede. Al contrario, chi è pieno del proprio orgoglio non ha orecchie per sentire, né mente per capire, né cuore per appassionarsi. È pieno di sé e pensa di non aver bisogno di nessuno. Gesù porta l’esempio di Elia che, tra le numerose vedove, andò solo da quella di Sarepta e il caso del profeta Eliseo che risanò tra tanti lebbrosi solo Naaman il Siro. Il Signore manda i suoi profeti a tutti e usa misericordia verso tutti, ma solo i poveri e i malati si lasciano toccare il cuore e ascoltano le loro parole. Gli abitanti di Nazaret, di fronte alla reazione di Gesù che metteva in luce la loro incredulità, si ribellarono e tentarono di ucciderlo gettandolo giù dal precipizio. Il Vangelo della misericordia infastidisce chi è abituato a pensare solo a sé. L’amore di Dio che si estende ai poveri, com’era la vedova di Serepta, e ai malati, come era Naaman il Siro. Chi è ricco e in salute non sente l’urgenza di chiedere aiuto. Facilmente si chiude nel proprio egocentrismo disinteressandosi degli altri. Non sente certo il bisogno di chiedere aiuto, di invocare protezione, di mendicare amore. Invece facilmente pretende per sé, soddisfazioni e compiacimenti. Appunto come i concittadini si comportarono con Gesù. E di fronte al diniego sono capaci persino di gesti irresponsabili. Ma Gesù, scrive Luca, andò oltre. Il Vangelo, per quanto cerchiamo di buttarlo via, resta sempre una fonte che zampilla e che disseta chiunque si avvicina e attinge acqua.