Vangelo (Gv 10,31-42) - In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
La scena evangelica ci porta nel contesto della festa della Dedicazione del tempio. E’ inverno, e Gesù cammina nel portico di Salomone. I giudei si avvicinano a lui e insistono perché chiarisca la sua posizione. E quando Gesù risponde con nettezza e chiarezza: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30), esplode la loro rabbia. E cercano di lapidarlo. È la seconda volta che accade, secondo l’evangelista Giovanni (Gv 8,59). Coloro che lo ascoltano hanno capito la portata rivoluzionaria di quelle parole: erano una bestemmia. Gesù andava punito con la lapidazione. Tra non molto si ripeterà la scena davanti al sommo sacerdote e sarà condannato a morte. Ma già ora il cammino appare come tracciato. Gesù, questa volta, invece di sparire dai loro sguardi, risponde con la calma di chi sa che sta compiendo la volontà del Padre: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Essi ribattono che la loro reazione non nasce da qualche azione scorretta di Gesù, bensì dalla sua pretesa di presentarsi come Dio. Ben diversa era la reazione dei poveri e dei deboli che Gesù incontrava e aiutava. I poveri e i deboli comprendevano che un amore così grande e così forte poteva venire solo da Dio o da chi veniva in suo nome. E’ vero, tuttavia, che se ci si pone davanti ai segni straordinari operati da Gesù e alle sue parole con un atteggiamento di orgoglio e di freddezza, non si riesce a vedere la realtà com’essa è. L’orgoglio acceca, non fa vedere neppure ciò che è evidente. I farisei, si potrebbe dire, pur avendo visto i segni di Dio nelle opere di Gesù, indurirono il loro cuore. Non potevano accettare la sua divinità. Ed ecco il senso della loro accusa a Gesù: «Tu, che sei uomo, ti fai Dio!». Mancò loro quel salto anche rischioso che si chiama “fede”: Gesù è certamente uomo, ma è anche Dio. È questo il mistero che il Vangelo ci rivela: Gesù, vero Dio e vero uomo. Tale mistero, custodito e trasmesso dai discepoli di ogni tempo di generazione in generazione, si applica alla stessa Chiesa che è assieme opera dell’uomo e opera di Dio. Essa stessa è un mistero di amore alla maniera di Gesù. L’apostolo Paolo la definisce «Corpo di Cristo». Attraverso la Chiesa, i suoi sacramenti e la predicazione del Vangelo,noi tutti entriamo in rapporto con Dio. In tal senso potremmo dire che la Chiesa è l’opera di Cristo, o meglio è il suo stesso “corpo” che continua nel tempo. La comunità cristiana è il sacramento, il segno della presenza di Gesù lungo la storia. Queste affermazioni non solo non fermano i suoi avversari, al contrario li convincono a catturare Gesù. Ma egli sfugge alla loro cattura. Non sono i nemici che catturano Gesù. Sarà Gesù stesso che, giunta l’ora, si consegnerà nelle loro mani. E si consegna per amore. Ora si allontana e si ritira nel luogo ove Giovanni battezzava. E qui in tanti continuavano ad accorrere a lui per ascoltare la sua parola di salvezza. E si lasciavano toccare il cuore.