12|13 Il giogo soave
12|13 Il giogo soave
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 11,28-30) - In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù ha davanti ai suoi occhi quelle folle di poveri composte dai «piccoli», da coloro che non sono considerati degni di attenzione, anzi scartati perché ritenuti un peso per sé e per la società. Papa Francesco più volte ha parlato con tristezza di «cultura dello scarto» nelle nostre società. I Vangeli si confrontano con questa condizione degli scartati e a loro sono rivolte le parole del Vangelo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi». Gesù vede queste folle gemere per la durezza delle condizioni nelle quali vivono, per la pesantezza dei pesi imposti loro da chi ha il potere e da chi rimane indifferente davanti alla loro condizione. L’evangelista Luca si riferisce al carico delle regole e delle prescrizioni che pesavano sulla vita delle gente: la Parola di Dio, data per la salvezza e la vita (Ez 20,13), era stata trasformata in un fardello insopportabile di minuziose imposizioni che nessuno più adempiva, neppure gli stessi dottori della legge. Gesù chiama a sé queste folle e propone loro il suo giogo, «dolce e leggero». Il giogo che Gesù propone non è però banale: propone un ideale alto, predica un Vangelo che richiede radicalità nelle scelte e dedizione totale. Eppure, è leggero: perché è portato per amore. Gesù pone sé stesso come esempio: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Il “giogo” di Gesù è lui stesso e il suo Vangelo. Giovanni, il discepolo dell’amore, nella sua Prima lettera, può scrivere: «I suoi comandamenti non sono gravosi» (5,3). L’amore di Gesù è ciò che salva e sostiene.