03|05 Parabola del debitore spietato
03|05 Parabola del debitore spietato
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 18,21-35) - In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. »Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. »Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Pietro si avvicina a Gesù e gli chiede quante volte deve perdonare. E per mostrare la sua generosità avanza anche una cospicua offerta: sette volte. Pietro non solo vuole superare l’istintivo e normale «occhio per occhio e dente per dente», ma è pronto a fare più di quanto richiesto. Gesù risponde in maniera alta, come il cielo: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette», ossia sempre. Il perdono, come l’amore, è senza limiti e confini. Solo così si disinnesca il meccanismo che rigenera continuamente il peccato, la divisione e la vendetta tra gli uomini. Gesù, vedendo la perplessità di Pietro, parla di un re che fa i conti con i servi. Uno di loro ha un debito disastroso: diecimila talenti (alcune decine di miliardi di euro). Il servo abbozza una promessa che in verità non potrà mai mantenere. E chiede al re di pazientare. La magnanimità del re lo porta a cancellare completamente il debito. Possiamo immaginare la gioia di quel servo di fronte a una tale clemenza. E tuttavia questa straordinaria misericordia non ha neppure scalfito l’egocentrismo del suo cuore. È rimasto identico a prima. E lo si vede quando, immediatamente dopo, incontra un altro servo che aveva un piccolissimo debito verso di lui. Non solo non pazienta, come lui aveva chiesto al re per il suo debito, arriva a prenderlo per il collo quasi a soffocarlo. E’ ovvio che la conclusione sia per lui drammatica: il suo cuore indurito e cattivo lo ha portato alla decisone di comminare a quel servo la punizione più dura. Gesù conclude la parabola con la decisa condanna del re per questo suo servo avido e cattivo. Chi si lascia guidare dalla durezza del cuore resterà punito dalla sua stessa durezza. Con questa parabola, Gesù ci ricorda la nostra condizione di debitori davanti a Dio. E ci invita a ringraziare il Signore per la sua grande misericordia che tutto perdona. Vigiliamo su noi stessi e cerchiamo di imitare la misericordia di Dio. Siamo infatti rapidi a difendere noi stessi, ma inflessibili verso gli altri. E’ per questa ragione che nella preghiera del ‘Padre nostro’ Gesù ci fa dire: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». La parabola che abbiamo ascoltato ci aiuta a comprendere la serietà di questa richiesta che facciamo al Padre. Convertiamo il nostro cuore al Signore e accogliamo la sua misericordia.