03|20 Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi
03|20 Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
04:39

Vangelo (Gv 8,31-42) - In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Questa pagina evangelica va collocata all’interno della tensione che si era creata tra la prima comunità cristiana e l’ebraismo. I primi cristiani furono messi a dura prova dall’ostilità di quegli ebrei che rivendicavano la tradizione della legge mosaica. L’evangelista Giovanni ricorda autorevolmente ai discepoli di Gesù di “rimanere” nella sua Parola; non solo di ascoltarla ma di abitarla, come se fosse la propria casa, ossia metterla fedelmente in pratica come la parola più familiare della loro vita. Sì, possiamo dire che la Parola ricevuta ed ascoltata con fedeltà è la vera casa che il cristiano è chiamato ad abitare. Insomma, la sua vita deve essere come avvolta dal Vangelo, sostenuta dal Vangelo, fermentata dal Vangelo. La libertà cristiana non consiste in altro che nell’ascoltare e nel seguire la parola evangelica. È il giogo dolce del Vangelo che ci libera dalle dure catene dell’amore per noi stessi. La libertà infatti non nasce da una legge o da una forza della volontà, e neppure dall’appartenenza, fosse anche alla “stirpe di Abramo”. La libertà cristiana è il frutto dell’adesione a Gesù con tutta la propria vita. È poter vivere partecipando in maniera piena, quindi assieme a tutti i discepoli, alla missione di Gesù nel mondo. La libertà cristiana non è lo scioglimento da qualsiasi vincolo per poter fare quel che ciascuno vuole. Questo è egoismo, oppure schiavitù alle mode del mondo e alle seduzioni del male. La libertà è essere sciolti dalle catene della terra per essere partecipi del grande disegno di Dio di rendere fratelli tutti i popoli e la terra pronta per accogliere la regalità piena di Dio. Di fronte a questa predicazione gli ebrei che lo ascoltavano si ribellarono contro Gesù perché legandosi a lui pensavano li facesse suoi schiavi. C’è sempre una presunzione di chi è schiavo, che è proprio quella di negare la propria schiavitù, perché fa comodo, perché pone al riparo dalle responsabilità e dalla fatica di cercare sempre la direzione verso cui incamminarsi e comunque di far parte di un “noi”, di quel popolo che Gesù è venuto a radunare sulla terra. “La verità vi farà liberi”, dice Gesù. E la verità è Gesù stesso. È l’adesione a lui – un’adesione permanente – che rende liberi da ogni schiavitù terrena e che permette di gustare già da ora la libertà dal peccato. Non basta dirsi “figli di Abramo” per esserlo davvero, sottolinea Gesù. La vera figliolanza, infatti, quella che rende familiari e amici di Dio, sgorga dal compiere “le opere del Padre”. Gesù ribatte: “Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!”. Ma quegli ebrei erano ben lontani dal seguire Abramo. Non solo essi volevano uccidere Gesù, cosa che Abramo neppure avrebbe pensato, ma Abramo compì l’opera più alta per un credente, ossia obbedire alla parola del Signore e affidare a lui tutta la sua vita, come scrive la Lettera agli Ebrei: “Per fede, Abramo… obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava” (Eb 11,8).