08|04 Il pane della vita
08|04 Il pane della vita
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 6,24-35) - In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

La pagina del Vangelo che abbiamo letto inizia con la folla che va alla ricerca di Gesù. E questa volta traversando anche il mare, pur di raggiungerlo. Gesù comprende e capisce questa ricerca, questo desiderio di avvicinarlo. E Gesù, obbediente al Padre che vuole la salvezza di ogni uomo, continua a parlare con quella folla perché comprenda quello che ha fatto. E li esorta a cercare il vero nutrimento per la loro vita: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna». Certo, c’è bisogno di cibo e vestiti, come anche del proprio benessere. Ma c’è un oltre di cui debbono nutrirsi. E l’oltre è Gesù stesso e il suo Vangelo. La folla fa fatica a comprendere, tanto è concentrata sul pane del giorno prima. Per averlo è disposta a fare ancora qualcosa in più: «Cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Ma Gesù non chiede qualcosa in più. Egli chiede solo il loro cuore. L’unica opera è credere in lui. Lo dirà più avanti: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». L’unica opera che dura per sempre è la fede in lui. Non l’accettazione di una dottrina né la pratica di norme rituali. La fede è un vero e proprio “lavoro” che richiede, come ogni lavoro, una scelta, decisione, impegno, riflessione, passione, continuità, applicazione, fatica e abbandono al Signore. Questo è il pane che dura. E viene dal cielo. Gesù lo chiarisce con nettezza: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame». Quegli ascoltatori compresero il riferimento di Gesù alla manna nel deserto e anche il senso stesso di quel pane moltiplicato per i cinquemila. Il pane è Gesù stesso che il Padre ha messo a disposizione di tutti: tutti possiamo riceverlo gratuitamente e tutti possono anche moltiplicarlo per gli altri a loro volta.