08|16 Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi
08|16 Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 19,3-12) - In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

I farisei pongono a Gesù una domanda molto dibattuta nelle loro scuole. Riguardava l’interpretazione del passo del Deuteronomio (24,1), nel quale la Legge considerava la possibilità del divorzio. Gesù non vuole entrare direttamente nella questione e preferisce richiamare l’originaria volontà di Dio riguardo all’unione tra l’uomo e la donna: la famiglia deve basarsi sull’amore indissolubile. Gesù non accetta le interpretazioni dei loro rabbi, ma condanna anche la pratica del divorzio che i farisei seguivano su una scala più o meno vasta. E riprende l’insegnamento di Mosè. È vero che in seguito permise il divorzio rispetto al comando dell’inizio. Ma lo fece a motivo della durezza del cuore umano. Gesù ribadisce il primato dell’amore nelle relazioni umane e quindi anche tra l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio. L’irrevocabilità sembrava già allora un peso gravoso. Oggi lo appare ancor più in un clima culturale ove ogni prospettiva di stabilità sembra impossibile. Papa Francesco, senza attutire l’ideale del matrimonio, ha chiesto di non abbandonare nessuno e di comprendere con la misericordia le fragilità che incontriamo. Ma questo è possibile nell’orizzonte del primato del Vangelo dell’amore che accoglie tutti, che accompagna tutti e che aiuta tutti perché cresciamo nell’amore per il Signore e per il suo regno. Ed è a questo punto che Gesù ribadisce, appunto, il primato del regno dei cieli nella vita dei discepoli, di tutti i discepoli. Ed è un ideale così alto quello del regno che ci sono alcuni che non si sposano «per il regno dei cieli». Il celibato per il regno ha un valore straordinario non perché mostra la capacità di sacrificarsi, ma perché manifesta la scelta radicale per il Signore. È dire anche con la vita: solo Dio basta.