08|22 Parabola del banchetto di nozze
08|22 Parabola del banchetto di nozze
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 22,1-14) - In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. »Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il Signore continua a insegnare attraverso il linguaggio parabolico. Lo usava spesso perché attraverso le immagini concrete, della vita quotidiana, la gente potesse comprendere in maniera più concreta il mistero dell’amore di Dio. Gesù narra di un re che celebra le nozze del figlio. In realtà Gesù vuole parlare della destinazione finale di tutti i popoli della terra. E presenta, appunto, Dio che sta preparando una festa per tutti i suoi figli. Purtroppo, ancora oggi tanti rifiutano questo invito. Ma il re non si rassegna e continua a bussare alla porta del nostro cuore. Invia, infatti, nuovi servi e la storia della parabola si ripete nel rifiuto di tanti a partecipare. Ma il re non si arrende e manda di nuovo i servi a chiamare «ai crocicchi delle strade» i poveri, quelli che nessuno inviterebbe a casa propria. Questa volta l’invito è accolto e la sala si riempie di commensali. Siamo giunti al culmine della storia umana. Il Vangelo nota che l’invito fu rivolto sia ai buoni che ai cattivi. Sembra quasi che a Dio non interessi come siamo; vuole che ci siamo. Come è scritto in altre pagine del Vangelo, i poveri e i peccatori, le prostitute e i pubblicani, precedono i giusti nell’entrare. A prima vista nella sala non si riesce a distinguere chi è santo e chi è peccatore, chi è puro e chi è impuro. E il re, che legge nel cuore, vede se abbiamo o no la «veste nuziale», ossia l’abito della misericordia. È un abito che tutti dobbiamo indossare, ricordandoci che la misericordia copre un gran numero di peccati. Ed è lui stesso a donarcelo. L’assenza dell’abito è il rifiuto dell’amore di Dio che ci rende la vita già da ora un inferno. Al contrario, l’amore e la misericordia aprono le porte del cielo sin da questa terra.