08|24 La chiamata di Natanaele
08|24 La chiamata di Natanaele
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 1,45-51) - In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

La Chiesa celebra oggi la festa dell’apostolo Bartolomeo, le cui spoglie si trovano a Roma, nella chiesa a lui dedicata sull’Isola Tiberina. In questa basilica, affidata alla cura della Comunità di Sant’Egidio, la memoria dell’apostolo è custodita accanto a quella di tanti testimoni della fede che, in questo tempo e in ogni parte del mondo, continuano a dare la vita per il Vangelo. Vi è stato allestito un memoriale che conserva molte reliquie di molti nuovi martiri degli ultimi due secoli. Le reliquie di san Bartolomeo testimoniano il legame dei nuovi martiri con la Chiesa apostolica. L’apostolo Bartolomeo – dice la tradizione – portò il Vangelo fino in Armenia, attraversando le terre della Siria e dell’attuale Iraq, ancora oggi segnate dalla sofferenza di tanti cristiani perseguitati a causa della loro fede. Comprendiamo meglio le parole che Gesù ha rivolto a Bartolomeo (che la tradizione identifica con il Natanaele di questo primo capitolo di Giovanni): «Vedrai cose più grandi di queste!». C’è sempre un amore più grande che il Signore mostra e ci insegna, offrendo per primo la sua stessa vita. E noi siamo testimoni di tale amore. È una testimonianza che si comunica di cuore in cuore. Come allora, quando Filippo riferisce a Natanaele di avere trovato «colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret». Natanaele nel rispondergli fa emergere un pregiudizio piuttosto pesante: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». È il pregiudizio contro tutto ciò che viene da fuori, che non parla di me, che non mette il mio «io» al centro di tutto. Quando Gesù vede Natanaele avvicinarsi esclama: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele-Bartolomeo è toccato da queste parole: si sente conosciuto e amato, e riconosce Gesù come il Signore della vita e della storia.