10|13 Il giovane ricco e il pericolo delle ricchezze
10|13 Il giovane ricco e il pericolo delle ricchezze
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 10,17-30) - In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

«Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». La domanda che risuona nel Vangelo di oggi è decisiva. E l’uomo che si avvicina a Gesù per interrogarlo rappresenta un’umanità che ha nel cuore una domanda seria sulla vita, che sente alla fine di non essere mai soddisfatta, di non aver trovato una risposta alla domanda sul senso della propria esistenza. Gesù trova sincero quell’uomo, tanto che il Vangelo riporta il suo sguardo pieno di amore rivolto a quell’uomo: «Allora Gesù, fissatolo, lo amò». Sembrano esserci tutte le premesse perché quel tale diventi un suo discepolo. Gesù si entusiasma e sogna grandi cose per lui. E la parola di Gesù, il Vangelo, è parola che nasce dal suo sguardo pieno di amore verso tutti. Quando si guarda al mondo con tristezza, rassegnazione, diffidenza, non si comunica amore. E l’amore è veramente tale quando, chiede scelte concrete ed esigenti. La parola di Gesù chiese a quell’uomo di tagliar via dalla sua vita le sue ricchezze, di operare una scelta del cuore. Ma egli alla fine se ne andò via «rattristato». Come mai? Non ebbe fede nella parola di Gesù: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Il ricco si allontana triste: aveva molti beni e aveva posto in essi la sua sicurezza e salvezza. È la storia anche della nostra generazione immersa in un mondo materialista e in una mentalità segnata dalla crisi, in cui tutto è diventato economia. Gesù denuncia il potere del denaro; l’attaccamento alle ricchezze può impossessarsi del cuore dell’uomo fino a privarlo della gioia. Ci accorgiamo anche noi come la paura di perdere le ricchezze renda tristi e angosciati, faccia perdere il senso della solidarietà, e faccia ritenere ogni sacrificio per il bene comune una rinuncia impossibile. La prima ricchezza da cui dobbiamo liberarci è il senso della nostra autosufficienza, l’idea così radicata di poter fare da soli e di non aver bisogno degli altri. Chi pensa così crede alla fine di poter fare a meno anche di Dio. «Chi si potrà salvare?» è la domanda profonda di salvezza e di futuro che si alza dal nostro tempo a cui Gesù continua a rispondere e a cui siamo chiamati a dare una risposta con la nostra fede. Il Vangelo ci dice che il cuore dell’uomo ha bisogni più profondi delle cose materiali nelle quali spesso cerchiamo rifugio dalle nostre inquietudini (l’uomo non vive di solo pane!). Gesù ci chiede di porre Dio al di sopra di tutto, e di considerare i poveri come nostri fratelli, verso i quali siamo debitori di amore e di aiuto. Si realizza così il miracolo del «cammello che passa per la cruna di un ago», quando nel cuore si sceglie di non vivere più difesi, ma di credere al Vangelo e di lasciare tutto il resto dietro di sé, per ritrovarlo moltiplicato «cento volte tanto» dall’amore di Dio.