Vangelo (Lc 11,47-54) - In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
Queste parole severe rivolte agli scribi e ai farisei vanno lette e meditate con grande attenzione. La parola evangelica chiede a tutti di essere responsabili degli altri e soprattutto dei poveri. È un dovere di ciascun credente amare gli altri con responsabilità e attenzione. Ed è altresì un diritto, anzitutto dei poveri, a essere amati e difesi. C’è insomma una corresponsabilità “generazionale”: nessuno può dirsi estraneo a quel che accade nel tempo in cui gli è dato di vivere. Anche noi perciò siamo corresponsabili, ovviamente ciascuno a suo modo, di coloro che ci sono accanto. C’è una responsabilità reciproca tra i fratelli e le sorelle della comunità cristiana. Si potrebbe dire che nella comunità ciascuno è parte sia del gregge sia dei pastori. In questo senso si supera quel clima clericale secondo cui la responsabilità della comunità appartiene unicamente al clero. No, la famiglia di Dio è appunto una famiglia e ciascuno è custode dell’altro. Non è certo all’interno di uno spirito familiare la risposta di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). E tutti dobbiamo essere attenti a quei “profeti”, alle persone inviate da Dio che di tempo in tempo vengono inviate per scuotere le nostre coscienze talora addormentate. Ci verrà chiesto conto di cosa abbiamo fatto della profezia presente nella Scrittura e dei profeti che il Signore continua a inviare nel mondo. Potremmo rischiare una colpa anche maggiore di quella degli scribi e farisei: quanti profeti e martiri nel secolo scorso e ancora in tempi più recenti hanno testimoniato il primato di Dio sino alla morte! Abbiamo ricevuto molte testimonianze, abbiamo avuto molti doni, abbiamo avuto fratelli e sorelle amorevoli e buoni con noi. Essi ci hanno aperto la via del Vangelo dell’amore. Il Signore ci chiede di non restare bloccati nella concentrazione su noi stessi, ma di lasciarci guidare sulla via del cambiamento del cuore.