10|07 Il buon samaritano
10|07 Il buon samaritano
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 10,25-37) - In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Questa parabola è tra quelle più conosciute del Vangelo. L’uomo mezzo morto lasciato ai margini della strada rappresenta tutti i poveri (singole persone, e talora popoli interi) ancora oggi allontanati e abbandonati ai margini della vita. Ebbene, il Vangelo ci insegna a vedere quell’uomo mezzo morto, abbandonato da tutti, come fratello del Signore e nostro amico. Il Vangelo, attraverso l’esempio del samaritano, straniero per quell’uomo mezzo morto, ci esorta a scoprire non solo il valore morale ma anche profondamente umano e religioso della fraternità universale. Si tratta di sentire come membri della famiglia di Dio tutti i deboli e i poveri. Potremmo dire che essi sono nostri parenti, e come tali dovremmo trattarli. C’è in questo atteggiamento uno scardinamento radicale che parte da Dio stesso: egli ha scelto i poveri come suoi figli prediletti, li ascolta, li protegge e li pone come intercessori per coloro che li aiutano. Gesù stesso si identifica in loro, come scrive il Vangelo di Matteo nel giudizio universale. C’è allora una sorta di identificazione tra il samaritano e l’uomo mezzo morto. Il samaritano è Gesù stesso; è lui che da Gerusalemme percorre le vie che conducono verso le tante Gerico di questo mondo. È lui che per primo si ferma ed esorta a fare altrettanto. E ogni qualvolta anche noi ci fermiamo, come fece il samaritano, accanto ai poveri, ci troviamo faccia a faccia con Gesù, anche se all’inizio ha il volto di un abbandonato. Se non prima, certamente alla fine della vita, al momento del giudizio, vedremo nel volto di Gesù i tratti di quell’uomo abbandonato che abbiamo soccorso.