10|18 L’invio dei settantadue
10|18 L’invio dei settantadue
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 10,1-9) - In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. »In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Oggi la Chiesa fa memoria di Luca, l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Una tradizione vuole che fosse tra i settantadue. In effetti la sua figura e il suo Vangelo sono caratterizzati da un grande slancio missionario. Luca sarà tra i compagni e i collaboratori di Paolo nei suoi viaggi missionari, e da subito inizierà a raccogliere le testimonianze dei discepoli che avevano vissuto con Gesù redigendo in maniera accurata queste memorie nel Vangelo che porta il suo nome e negli Atti degli Apostoli. In questo brano allora ritroviamo tutto lo sguardo fiducioso di Gesù verso il mondo: una messe matura che il Signore desidera sia colta, perché nulla della vita degli uomini vada perduto. La visione di Gesù non è lo sguardo ingenuo di chi non conosce il male, ma la visione chiara e coraggiosa di chi conosce la forza dell’amore e sa che nel cuore di ognuno e nel cuore stesso del mondo è nascosto un frutto abbondante di vita che potrà maturare. Il primo mandato del Signore è di pregare. E la preghiera è anche disponibilità a lasciarsi coinvolgere nell’opera di Dio, noi che siamo stati raccolti come un frutto dalle mani del Signore che ci ha scelti e chiamati. Gesù dice: andate! Come Gesù anche i discepoli camminano con uno scopo preciso e una meta. Non sono vagabondi ma in-viati che si muovono liberi, senza pesi, bagagli ingombran-ti di cose e di idee, pregiudizi: «Non passate di casa in casa e non salutate nessuno lungo la strada». I discepoli come Gesù vanno ovunque; non scelgono il luogo in base a criteri di utilità. Vanno e si fanno vicini a chi incontrano con semplicità e simpatia, offrendo l’annuncio del Vangelo, testimoniandolo con le opere, lottando contro il male, offrendo a tutti la medicina dell’amore. «Ecco: io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». I discepoli del Signore non possono accettare la logica del mondo, la logica della forza, della violenza, che appartiene al lupo più che all’agnello. Ogni discepolo è chiamato a essere come un agnello per manifestare la potenza dell’amore che salva e libera da ogni male. E sentiamo quanto in un mondo segnato da tanta violenza, in cui gli uomini sono tentati da una logica di potere e di contrapposizione, dall’abitudine a rispondere al male con il male, ci sia invece bisogno di questo Vangelo che trasforma i cuori dei lupi in agnelli. Proprio quando la luce del regno sembra più lontana, la preghiera, la speranza e l’amore dei discepoli lo rendono vicino e presente.