10|20 Il servire gli altri
10|20 Il servire gli altri
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 10,35-45) - In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Marco riferisce un dialogo tra Gesù e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni. Siamo ancora sulla strada verso Gerusalemme e, per la terza volta, Gesù aveva confidato ai discepoli il destino di morte che lo aspettava al termine del suo viaggio nella città santa. I due discepoli, per nulla toccati dalle tragiche parole del maestro, si fanno avanti e chiedono a Gesù i primi posti accanto a lui quando instaurerà il suo regno. Di fronte alla pretesa dei due discepoli Gesù risponde: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gesù vuole spiegare loro le esigenze del Vangelo attraverso due simboli biblici: il calice e il battesimo. Ambedue le immagini sono interpretate da Gesù in rapporto alla sua morte. Il calice è il segno dell’ira di Dio, come scrive Isaia: «Alzati, Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira, la coppa, il calice della vertigine» (Is 51,17). Gesù, con questa metafora, indica che egli prende su di sé il giudizio di Dio per il male compiuto nel mondo, anche a costo della morte. La stessa cosa vale per il simbolo del battesimo: «Tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati» (Sal 42,8). Insomma, con i due simboli, Gesù mostra che il suo cammino non è una carriera verso il potere. Ecco perché Gesù raduna nuovamente i Dodici attorno a sé: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così». L’istinto del potere è ben radicato nel cuore degli uomini. Nessuno, neppure all’interno della comunità cristiana, è immune da tale tentazione. Ai suoi discepoli Gesù continua a dire: «Tra voi però non è così». Non si tratta di una critica al potere. Il potere e l’autorità di cui parla il Vangelo è quello dell’amore. E Gesù lo spiega non solo con le parole quando afferma che «chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore», ma con la sua stessa vita. Dice di sé stesso: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Così deve essere per ogni suo discepolo.