10|23 Parabola del servo fidato
10|23 Parabola del servo fidato
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 12,39-48) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire», e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. »Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù invita ancora una volta a vivere la vita come attesa di un nuovo futuro: «Tenetevi pronti», dice ai suoi discepoli. Il Vangelo chiarisce questa prospettiva con la parabola dell’amministratore posto a capo di una casa dopo la partenza del padrone. L’amministratore, pensando che il padrone avrebbe tardato, si mise a picchiare i servi e le serve, a bere e a ubriacarsi. È una scena che a prima vista appare esagerata. In verità descrive una situazione piuttosto frequente. In fondo, le tante ingiustizie e le migliaia di piccole cattiverie quotidiane che rendono la vita difficile a tutti nascono da questo diffuso atteggiamento. Dall’idea, cioè, di comportarci come piccoli padroni della vita degli altri, con il pensiero abbastanza miope che tanto non dobbiamo rendere conto a nessuno. L’uomo pensa di potersi permettere tutto, come la violenza, i soprusi, le guerre. Per questo il brano del Vangelo propone di stare ben svegli: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così». Rimane sveglio colui che attende qualcun altro, colui per il quale la vita non finisce col confine dei propri interessi, oppure di quello che può o non può fare, con i limiti stabiliti dai propri pensieri, dal proprio corpo, dal proprio sentire. Siamo chiamati a testimoniare nel mondo in cui viviamo che ogni giorno si nutre di attesa e di speranza e che la vita di ciascuno è un dono, un talento di cui verrà chiesto conto. Sta scritto: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto».